A HILL TO DIE UPON: INFINITE TITANIC IMMORTAL
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09/10/2009Rocciosi, massicci, brutali ma…ma manca qualcosa…e ti pareva! Il duo Adam e Michael Cook, riescono quasi a metà nell’impresa di scrivere un disco godibile di death metal, in equilibrio costante tra Behemoth, qualcosa dei Morbid Angel e 1349 (come giustamente dicono nella bios, per le atmosfere direi che ci sta bene). La cosa che non quadra, almeno secondo il mio orecchio, è proprio l’approccio che i due hanno col songwriting: una brutalità troppo fine a sé stessa. Uno dei brani riusciti meglio è sicuramente Heka Secundus: ecco, questo si che pesta alla grande! Il drumming di Michael è sempre ben fatto. Adam si dimostra un polistrumentista con gli attributi, ha fatto davvero un ottimo lavoro, ma mi auguro che in futuro possano uscire con un disco che riesca maggiormente a far tirare fuori le loro capacità. Quello che voglio dire è che sicuramente lavorare in due può interessare maggiormente all’immaginario comune, ma in definitiva la resa finale, se non si tira fuori qualcosa di veramente speciale, non è dei migliori. Qui non siamo a livelli proprio disastrosi, anzi: il disco si fa ascoltare, forse all’orecchio i suoni della batteria paiono troppo cupi, ma nel complesso il muro di suono che s’innalza è veramente una carneficina sonora. Carneficina che però non compie i suoi atti più spregevoli poiché frenata dai motivi sopra elencati. Elementi moderni in "Dark Road", non fanno altro che arricchire maggiormente questo lavoro che generalmente può essere definito come death metal brutale (ma non troppo, aggiungerei). Altro che black...
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