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DEEP PURPLE

Se i giornali giapponesi all'indomani del celeberrimo "Made in Japan" titolavano "Il Giappone è stato spazzato via", a trent'anni di distanza possiamo dire che gli alfieri dell'hard rock non hanno ancora perso un oncia della loro energia. Le aspettative per questo 'gig' erano piuttosto alte, visto il successo delle turnèe che i Deep Purple hanno fatto negli ultimi tempi. I maestri britannici dell'hard rock con questo tour stanno promuovendo la loro ultima fatica, "Rapture Of The Deep", primo album registrato senza la presenza dello storico keyboarder Jon Lord, ritiratosi dalla scena per problemi fisici, sostituito prontamente dall'ottimo Don Airey. Alle 21 si sono spalancati i cancelli dell'imponente Palasport andriese e i numerosissimi fan accorsi da diverse parti del Sud Italia hanno iniziato ad affluire all'interno di quello che, per una notte, è diventato un tempio consacrato all'hard rock. Dopo circa mezz'ora di attesa le luci si sono abbassate e i Deep Purple sono saliti sul palco, accolti da un'esplosiva ovazione da parte dell'eterogeneo pubblico, che per una notte ha livellato le differenze generazionali amalgamandosi nell'univoca passione per queste vere e proprie leggende del rock. Con il collaudatissimo Steve Morse alla chitarra, Roger Glover al basso, Ian Paice dietro le pelli, Don Airey alle tastiere e il leggendario Ian Gillan alla voce, i Deep Purple hanno dato l'avvio allo spettacolare concerto con una breve "Intro" seguita immediatamente da "Pictures Of Home" e via via da tutti gli altri pezzi. La band è apparsa in grande forma, e anche l'ugola di Ian Gillan, che negli ultimi anni ha dato parecchi forfait, è apparsa in condizioni ottimali. Unica pecca: il suono della chitarra, equalizzato in maniera tutt'altro che perfetta. Il concerto è filato liscio, tra brani del nuovo album e classici intramontabili, oltre a interessanti session dal sapore ora neoclassico, a risalto delle qualità "shred" di Steve Morse e Don Airey, ora di vero e proprio "talkin' blues", con divertenti "dialoghi" tra voce e chitarra. Anche l'inossidabile Ian Paice ha dato dimostrazione di essere ancora un drummer molto dotato (per chi nutrisse dubbi). Ogni parola sulla risposta del pubblico qui si spreca, ma non possiamo non parlare dell'impatto che ha avuto la celeberrima "Smoke On The Water", che ha consumato fino all'ultima goccia l'adrenalina dei già eccitatissimi fan. Insomma, un concerto davvero grandioso, con una band che ha ancora molto da dire, nonostante i numerosi anni di carriera alle spalle, con i dovuti alti e bassi, gli split, i litigi, le malinconiche reunion e tutto il resto. Grande assente, bisogna dirlo, "Child In Time", ma sinceramente credo che chiedere a Gillan di ripetere ciò che ha fatto in quel di Tokio nel 1976 sia decisamente troppo. Questa la setlist: 01. Intro 02. Pictures Of Home 03. Things I Never Said 04. The Battles Rages On 05. Strange Kind Of Woman 06. Rapture Of The Deep 07. Fireball 08. Wrong Man 09. Steve Morse Solo 10. The Well Dressed Guitar 11. When A Blind Man Cries 12. Lazy 13. Kiss Tomorrow Goodbye 14. Don Airey Solo 15. Perfect Strangers 16. Space Truckin' 17. Highway Star 18. Smoke On The Water Encore 01. Hush 02. Black Night

Non ci sono foto a supportare il report poichè l'organizzazione, sebbene raggiunta con largo anticipo da richiesta di un pass 'photo' per uno degli inviati, non ha consegnato lo stesso all'entrata dell'evento senza, tra l'altro, fornire adeguata spiegazione.
La Redazione quindi non si ritiene assolutamente responsabile per tale mancanza di servizio.

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