GARY HUGHES: Waterside
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15/03/2021Gary Hughes, artista completo; non ha bisogno di presentazioni (14 album con i Ten, 8 album da solista, Hugo Valenti, Bob Catley, Vinny Burns, Johnny Lime, Ayron, Serpentine, etc). Produttore, compositore, cantante e musicista. Una vita in musica ma soprattutto una mente musicale: elabora un’idea e la trasforma in note. Il suo talento più grande è quello di partire da un concetto e plasmarlo, con la sua scrittura e la sua produzione. Gary è l’uomo che mi riporta ad essere teenager. Un adolescente spesso si trova in stato confusionale, perché non conosce, è ignaro del futuro (così mi ha fatto sentire). Io credo che questo album solista ‘Waterside sia una forte sperimentazione. E’ un invito all’ascoltatore ad ascoltare. La componente elettronica è molto sentita: loop di tastiera, suoni di synth, chitarre brillanti, basso dalle sonorità distanti; nulla è dominante, nemmeno la voce di Gary. L’uso di effetti e l’ingresso di suoni naturali manipolano questo NWOBAOR (New Wave Of British Adult Oriented Rock). Ed io, con i miei 46 anni, ho faticato a digerirlo al primo ascolto. La musica è sempre una questione di gusto personale ma, essendo una grande lavoratrice, ho molto rispetto per il lavoro degli altri, quindi mi concedo il beneficio del dubbio e provo ad ascoltare e riascoltare. Per prima cosa, cerco di ammorbidire le mie orecchie con i suoi lavori precedenti. Poi, mi rendo conto che il segno di determinate sonorità non è il frutto di una sola mano, ma l’intera line-up dell’album contribuisce in ogni sua componente alla trasformazione del suono melodico che conosco: la chitarra di Dann Rosingana (Ten), il basso di David Rosingana, i cori di Karen Fell e Scott Hughes, ed infine le tastiere e la batteria di Darrel Treece-Birch (Ten, Nth Ascension). Tutti suoni già testati negli ultimi lavori dei Ten e nella carriera solista del tastierista Darrel che in "No More Time" si avvale degli stessi elementi (escluso Gary), per spaziare in un territorio pinkfloydiano che mi apre la mente. Ma mi riservo la facoltà di raccontarvi le canzoni che mi hanno solleticato al primo giro nel bene e nel male! In "All At Once It Feels Like I Believe" il piano è l’elemento predominante, effetti sonori screziati plasmano l’atmosfera che ricorda il pop anni ’90 con cori a la Tears For Fears; molto bello il linguaggio di tastiera, in chiave molto melodica. Di "Electra-Glide" riesco ad apprezzare solo il giro di basso in sordina e l’assolo di chitarra che spumeggia, in una traccia un po’ troppo ripetitiva. Non scontata "Lay Down", musicalmente molto bella. Suadente la voce di Gary Hughes. Ritornello un po’ ripetitivo e che ridere gli sbuffi di Gary! Traccia prolissa; forse di altra durata avrebbe avuto maggior definizione lasciando comunque spazio all’assolo di chitarra. Canzone dall’atmosfera live. Ed è con "The Runaway Damned" che 'Waterside' mi porta oltre: la formazione sembra aver preso le sembianze di una British Street Band con una ballata molto americana; la reputo la traccia più calda di tutto l’album. Ora lascio a voi il duro compito di farsi contaminare da Gary...
A cura di Alessandra Testù - Voto 60
Che talento il buon Gary Hughes! Compositore sopraffino, in grado di rielaborare le proprie influenze e "citazioni" per dar vita alla sua personale visione del rock melodico, e splendida voce (che lo rende diverso ed unico rispetto a tutti gli altri interpreti di genere), sicuramente limitata in estensione ma dal timbro caldo e profondo, in grado di toccare il cuore grazie a melodie ottimamente interpretate, dando il meglio sui pezzi più morbidi, romantici ed enfatici. Lasciando il lato più "duro" ai suoi Ten, in carriera solista Gary affronta la parte più soft della sua musica, e con questo disco torna alle origini e ai dischi che lo hanno fatto conoscere ed amare dal pubblico a.o.r., e lo fa attraverso tracce convincenti ed esaltate da una produzione all'altezza della situazione (vero tallone d'Achille di "Veritas", suo ultimo disco del 2007). Come si diceva, Gary da il meglio di sé in quei pezzi melanconici e raffinati dove il suo vibrato e la sua interpretazione riescono, anche dopo molti anni, a regalare ancora brividi di piacere ai fan delle sue corde vocali: è il caso della spettacolare "Screaming In The Halflight" (che goduria!), dell'ottima opener "All At Once It Feels Like Believe" o della teatrale "The Runaway Damned", passando per la conclusiva "When Love Is Done". Quando le atmosfere si "irrobustisono" Gary dice comunque la sua, come dimostrano "Electraglide" (classico refrain alla Hughes, spettacolo!) o la Dare-oriented "Video Show". Leggermente sottotono le piacevoli "Lay Down", "Save My Soul" e "Seduce Me", assolutamente non brutte ma neanche particolarmente in grado di farsi ricordare. Se amate Hughes, apprezzerete un disco che è molto lontano dai suoi lavori migliori, certo, ma è ancora pieno di buona musica, e dimostra tutta l'energia e la convinzione che questo splendido interprete del rock melodico è in grado di donarci ancora oggi, dopo tanti anni di devozione alla causa. Avanti cosi, Gary!
A cura di Simone Lambiase - Voto 72
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