DIVINE HERESY: BRINGER OF PLAGUES
data
05/08/2009Per fortuna escono dischi come questo. Non tanto per la qualità (alta, come ci si aspettava), quanto per spazzare via il ciarpame di pettegolezzi che nelle ultime settimane sta imperversando riguardo il Fear Factory camp. Bell torna insieme a Cazares per fare un tour e un nuovo disco senza gli altri due, però questi si incazzano e li denunciano, e allora tour cancellato per questo motivo poi no, in realtà è perché vogliono finire il disco, e Cazares dice che Herrera voleva suonare con lui ma forse no e Bell no e poi si ma in realtà è tutta colpa della manager che è la moglie di Wolbers ma ha avuto la storia anche con Herrera, e poi gli Arkaea (nuova band di Herrera e Wolbers, con Howard dei Threat Signal alla voce) che in realtà dovevano essere i Fear Factory ma Bell ha rifiutato e bla bla bla. Insomma, sembra di essere tornati ai tempi degli Stratovarius, con Miss K e Tolkki in preda alla visioni mistiche. Per fortuna, si diceva, escono dischi come Bringer Of Plagues, che fanno capire come, tolto il gossip da prima pagina, la musica conta ancora qualcosa. Aiutato da una line up semi rinnovata (solo il singer, in realtà) Cazares rispolvera l’artiglieria più heavy dei Divine Heresy, che potremmo banalmente definire come dei FF più estremi e aggiornati al 2009. Ovvero una macchina da guerra oliatissima, fatta di riff spezzacollo, tecnicismi mai invadenti e melodie cantabili dopo due giri (e aperture vocali degne del miglior Burton Bell), insomma tutto quello che era stato Bleed The Fifth, ma amplificato e migliorato. Dalla thrashy Letter To Mother ai massacri di Anarchaos, The Battle Of J. Casey e l’opener Facebreaker, passando per la melodica Darkness Embedded, Dino torna vincitore.
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