A PERFECT DAY
Avrei potuto intervistare gli A Perfect Day il giorno del festival, ma la maidenite cronica che mi ha colpito anni fa ha deciso di non concedermi di allontanarmi dalla buona posizione conquistata al Sonisphere dalla tarda mattinata. La qualità di questa band, comprendente anche membri dei Labyrinth, è lampante per chi ha avuto modo di ascoltare i due album pubblicati fino ad ora. L'intervista sarà un po' atipica per gli standard di Hardsounds, concentrata essenzialmente sull'evento cui i Nostri hanno appena partecipato. Al Sonisphere sono stati i primi, e hanno onorato il proprio ruolo di opener. Non mi sembrava giusto questo collocamento all'ora di pranzo e ho cercato di saperne di più.
Un saluto a tutti voi, A Perfect Day. Mentre scriviamo queste righe siete scesi dal palco del Sonisphere da un paio di giorni. Come siete arrivati a suonare lì? Di chi è stata l'idea? Andrea: la nostra collaborazione con Live Nation nasce molti anni fa. Loro sanno che sulla band possono contare in termini meramente professionali. Mi riferisco non solo all’esecuzione, ma a tutto ciò che riguarda l’interazione con i vari attori (stage manager, produzione, band e via dicendo). Sapersi muovere in queste situazioni non è per nulla semplice. Loro hanno sempre puntato sul Metal italiano e non si tirano mai indietro nel proporre questi palchi a band come la nostra. E’ ovvio che i presupposti a cui mi riferivo prima sono fondamentali.
Come sono avvenuti i preparativi? Avete calcolato la scaletta nei minimi dettagli? Ale: grande attenzione è stata posta alla tempistica perchè in questi contesti non è permesso “sforare”. Abbiamo in seguito cercato di scegliere i 6 brani che potevano, secondo il nostro punto di vista, rappresentarci al meglio.
Gigi: abbiamo cercato di raccogliere quelli che riteniamo siano attualmente i brani più rappresentativi della nostra musica nei 30 minuti a disposizione. Speriamo di aver raggiunto l’obiettivo! Non vi sono stati particolari preparativi la band ha recentemente tenuto dei concerti che ci hanno permesso di raggiungere una buona amalgama sul palco.
Spiegateci un po' il vostro "dietro le quinte". Noi nella terra ci siamo arrostiti il cervello, con molta semplicità. Quando siete arrivati a Capannelle e cosa avete trovato dietro e sopra al palco? Situazioni che già avevate affrontato in passato? Gigi: ci siamo trovati da subito a nostro agio l’organizzazione sul palco era ottima considerando anche i tempi serratissimi di preparazione del palco prima dello show. Sicuramente il caldo notevole non ha agevolato le operazioni.
Marco: ribadisco il fatto che tutti voi siete stati degli EROI (mamma mia che caldo!). Per quanto ci riguarda abbia trovato un’ organizzazione pressoché impeccabile che nonostante l’enorme quantità di ‘cose’ da dover gestire è riuscita a mettere tutti a proprio agio, sia sopra che dietro il palco.
Dalla mia posizione alla destra del palco (sinistra, dalla prospettiva dei musicisti) l'audio è stato quantomeno buono per tutti i gruppi, ma non per voi. Come vi siete sentiti dal palco e che feedback avete avuto al riguardo? Non è seccante fare da cavia per i gruppi successivi? Non venite a dirmi "qualcuno dovrà pur farlo"! Andrea: onestamente abbiamo ricevuto molti ritorni positivi in merito. Di certo posso dirti che le condizioni erano le stesse per tutti. Nessuno fa da cavia, ognuno ha i propri tecnici, nessuno è favorito / penalizzato. Ad eccezione ovviamente degli Headliner che possono contare su un vero e proprio Sound Check.
Ale: in realtà abbiamo avuto per assurdo un vantaggio rispetto ai gruppi successivi: avere il palco già “pronto” e non avere l'assillo dell'orologio per i minuti di cambio-palco che scorrono velocissimi è una cosa che rende molto più tranquilli. In realtà abbiamo avuto per assurdo un vantaggio rispetto ai gruppi successivi: avere il palco già “pronto” e non avere l'assillo dell'orologio per i minuti di cambio-palco che scorrono velocissimi è una cosa che rende molto più tranquilli.
Gigi: non abbiamo avuto questa sensazione dal palco, salvo alcuni problemi tecnici iniziali (comuni in questi grandi festival) tutto è filato liscio. Considera anche il contesto con band con esigenze completamente differenti ed i tempi appunto serrati, questi festival mettono sempre l’organizzazione a durissima prova!
E invece che impatto hanno avuto i vostri brani? Sono piaciuti alla audience maideniana? Ale: direi di si, anzi, credo che meglio di così non potevamo essere accolti.
Marco: abbiamo ricevuto un’ ottima risposta dal pubblico che ha partecipato con entusiasmo,
la cosa ci ha fatto molto piacere e sicuramente ci darà la giusta carica per cercare di fare ancora meglio!
Che voto dareste al vostro show? Ci fate una breve cronaca, sottolineando in cosa siete andati meglio e in cosa avreste voluto fare di meglio? Andrea: quando pubblico e band si divertono assieme il risultato è raggiunto. Il voto lo lascio al pubblico, per ovvie ragioni. Noi sappiamo che possiamo migliorare ancora molto, la strada che porta verso una piena soddisfazione è sempre molto lunga. Personalmente mi sono divertito davvero molto, ed in fondo è l’unica cosa che conta veramente.
Ale: Non sarei in grado di darci un voto. Noi abbiamo vissuto quei 30 minuti con una carica indescrivibile. Ci siamo davvero divertiti e credo che sia stata l'esibizione da fare! Non ho davvero nulla da recriminare, anzi.
Raccogliendo pareri dopo il vostro show me ne è rimasto uno impresso in mente. Un ragazzo, molto giovane, giudicava il vostro stile chitarristico come quello di un John Petrucci che però non se la tira. Che ne pensate? Andrea: da chitarrista lo vivo come un complimento. Personalmente non mi sento molto vicino allo stile di Petrucci (per quanto lo ritenga uno dei punti di riferimento attuali). Se posso permettermi una considerazione: non capisco cosa ci sarebbe stato da “tirarsela”. La musica è gioia, passione e divertimento. E’ fatica e sudore. Di sicuro non è qualcosa da mostrare agli amici o di cui pavoneggiarsi. Al contrario la gratitudine che proviamo nei confronti di chi ci segue, ci critica, ci incoraggia ad andare avanti è davvero enorme.
Marco: beh ringrazio il ragazzo per l’ accostamento ma nonostante stimi ed ammiri tantissimo Petrucci ed i Dream Theater, non mi sento vicino al suo stile.
Come mai gli A Perfect Day, autori di due bellissimi album (APD e Defeaning the Silence) hanno dovuto suonare prima dei gruppi che gli Iron Maiden si portano indietro nel loro tour? Non voglio coinvolgervi nella polemica sul fatto che in Wild Lies e The Raven Age ci fossero due figli di Iron Maiden , ma non mi è sembrato che ci fosse tutto questo gap di preparazione tecnica o di presenza scenica, anzi. Andrea: non sta a noi giudicarci, sarebbe troppo facile. La verità è che i media ed in parte anche il pubblico , soffrono di esterofilia e spesso sono indifferenti di fronte alla proposta nostrana. Diciamo che l’Italia non eccelle in termini di supporto alle proprie band ed ovviamente il tutto si riflette sulla visibilità di cui le band possono godere. Lo sostengo da più di 20 anni: se facessimo tutti più squadra, se ci supportassimo a vicenda, probabilmente molte altre band italiane sarebbero salite su questi palchi e magari in un momento diverso della scaletta.
Ale: senza alcuna polemica ti sei già risposto, ma anche se non fossero stati parenti illustri, evidentemente avrebbero meritato il posto che meritano. Noi ci siamo meritati l'apertura al festival ed è stato un grandissimo risultato, consideriamolo un punto di partenza.
Gigi: in questi contesti la cosa più importante è presenziare per far conoscere la propria musica, non ritengo siano state fatte delle preferenze semplicemente la nostra band deve ancora crescere come pubblico quindi ben venga l’apertura!
Avete conosciuto altri musicisti al Sonisphere? Dei big avete incontrato qualcuno? Ale: eravamo proprio tutti li e abbiamo avuto modo di scambiare due parole con tutti. Alcuni erano più socievoli, altri più schivi, (ed è comprensibile dopo tante settimane in giro per il mondo).
Marco: diciamo che ‘dietro le quinte’ si riesce ad incontrare e conoscere un po’ tutti. Come dicevo prima, l’atmosfera è molto rilassata e non è strano trovarsi a cena con Adrian Smith o magari Biff Byford al tavolo a fianco!
Alla fine della vostra esibizione cosa avete fatto? Chi vi è piaciuto di più degli altri gruppi? Gigi: anzitutto ci siamo rinfrescati (il caldo era veramente terribile come ben saprete) poi ci siamo goduti alcuni show in particolare quello degli Anthrax ritengo sia stato veramente ottimo.
Marco: ci siamo goduti la giornata! A me è piaciuto moltissimo lo show dei Saxon! Devastanti!
Condividete la scelta di allestire l'area "golden" per chi decide di pagare venti euro in più? Secondo alcuni è un semplice adeguarsi ai tempi, per altri si sovverte lo spirito del metal e del rock in generale. Andrea: ai miei tempi (mi ricordo il Monster Of Rock dell’88, solo per fare un esempio), chi prima arrivava aveva diritto ad un bracciale che garantiva l’accesso al Pit. Credo non sia cambiato molto, se non il fatto che un volta si correva ai festival come questi da subito, per accaparrarsi i posti migliori.
Ale: sono d'accordo nel dividere in due fronti distinti il pubblico quando di stratta di molte migliaia di persone. Credo che in festival come questi diventi quasi una necessità. Sul discorso del biglietto “aumentato”, non sono in grado di darti un giudizio.
Gigi: vedo che è ormai una pratica diffusa da anni in tutti i festival come fai notare, concordo essendo della vecchia scuola fossero più emozionanti i parterre aperti!
Marco: anche se comprendo che per molti è una gran comodità, no, non condivido la scelta dell’ area golden in eventi di questo tipo, preferirei veder premiata la tenacia del ragazzo che si fa tutta la giornata sotto il Sole!
Vi capita che la gente vi confonda con gli A Perfect Circle? Marco: onestamente no ma capita spesso a me quando scorro la playlist in macchina!
Vi scoccia che chiedano dei Labyrinth nelle interviste degli APD? Andrea: è comprensibile che a volte si parli anche dei Labyrinth. E’ stata la mia band e quella di Alessandro per tanti anni, ci può stare. Diverso se si “usa” un intervista ad APD per avere informazioni sui Labyrinth. Gli A Perfect Day sono una band vera e propria, non un side project. Possiamo piacere o meno, ma questa è un’altra storia.
Ale: Personalmente no, da un certo punto di vista è inevitabile. Fa sempre piacere parlare di un'eccellenza italiana.
Gigi: assolutamente no, anzi sono una band storica in cui due dei nostri membri militano con orgoglio tuttora, sono semplicemente due percorsi musicali distinti nati in epoche diverse con finalità sonore differenti.
Per concludere: un brano per far conoscere gli APD ai profani che non sanno cosa si perdono? Ale: “Before your eyes” è a mio avviso uno dei brani migliori mai composti dalla band.
Gigi: direi un bel brano dritto al punto come “In The Name of God” nostro primo singolo (vi consiglio di vederne il video per meglio comprenderne il testo!).
Marco: visto che sono indeciso, meglio consigliare tutto l’album!
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