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THE DIRT: Il film

The dirt media

Avete letto per caso 'The Last Living Slut'? Sono le memorie di una groupie di origine iraniana che ha allietato le vite di parecchie rockstar, tra cui Tommy Lee e Nikki Sixx. La prorompente Roxana Shirazi, autrice del suddetto catalogo di musicisti da lei personalmente testati, descrive Tommy Lee come un iperattivo urlante frasi semi-sconnesse, e Nikki Sixx come un tranquillo signore profondamente dedito al giardinaggio costretto, suo malgrado, a continuare a vestire i panni del rocker maledetto per pagare i conti di una serie di ex mogli ed una nutrita schiera di figli. Mentre guardo 'The Dirt', il film, un po’ ci penso ed immagino Sixx (l’attore e modello Douglas Booth), abbandonato dal padre e con una madre mezza matta costretto a vivere per strada dopo aver mandato la genitrice dietro le sbarre, che finalmente si può rilassare, lasciar perdere la siringa, le groupie e le affollate strade di L.A. e godersi la pace di casa sua mentre taglia l’elbra magari con l’ipod nelle orecchie. Ed invece Tommy Lee (il rapper Machine Gun Kelly), ci sta col ragazzino euforico innamorato dell’amore che si diverte talmente tanto da perdere il filo e vagolare sverso per il mondo. E beato lui.

Dunque dopo il libro 'The Dirt', le biografie di Nikki, Tommy e Vince, e mentre il biopic (adesso va di moda questa parola, biopic) sui Queen 'Bohemian Rhapsody' incassa miliardi e si porta a casa una vagonata di Oscar, ecco che Netflix ospita quella che dovrebbe essere la trasposizione cinematografica della vita dei Crue. Dovrebbe. In verità ci sarà si e no un quarto di quello che c’è nel libro, e il tutto è pervaso da sorrisi, amicizia e buon umore che onestamente faccio fatica a immaginare in quel tipo di vita reale. Ma che importa, il film è dannatamente carino. Qualche difetto di audio, ma di fronte a una scena iniziale in cui una tizia squirta nel bel mezzo di una festa in casa Crue allagando tutto il salotto, che importanza ha? Non è geniale?

Dicevo che nel film ci sarà si e no un quarto di quello che c’è nel libro; non ci sono le vicissitudini sentimentali di Mick Mars, padre e poi nonno, spolpato dalle mogli, interpretato da Iwan Rheon (Game of Thrones), di sicuro il mio personaggio preferito. Mai un sorriso, in perenne stato di scazzo, chitarrista prodigio in lotta con una tremenda malattia senza tempo da perdere, che non prende il sole e non scopa in tour.

Non ci sono le mille mogli e i mille figli di Nikki Sixx, la sua storia con Lita Ford (lei ha questa maledizione, che nei film in cui dovrebbero parlare di lei non lo fanno mai, e poi viene fuori che è una questione di soldi), la sua lotta contro l’eroina è riassunta in una sorta di bignami immolato alle esigenze narrative.

Non c’è Pamela Anderson, non ci sono gli arresti di Tommy Lee e le scazzottate con Vince Neil, che qui pare il suo migliore amico. E Vince Neil, interpretato da Daniel Webber ('22.11.63' e 'The Punisher'), incarna l’eroe tragico a cui tutto va storto nonostante il grosso ego (chiamiamolo così) e il cuore d’oro. Però ci sono le feste, le scopate, i concerti, il divertimento, un po’ di storia, un po’ di droga, le canzoni, l’arroganza, i colori. Quegli anni che hanno dato un senso alla vita di molti di noi.

Va bene, magari il film è un po’ sbrigativo, però non poteva durare 15 ore, no? E poi, non ditemi che non è emozionante riconoscere i brani vecchi, farsi venire il nervoso per quelli nuovi che sono orrendi, e cristonare dietro quelli che sono stati omessi. Aggiungeteci poi una spassosa caricatura di Ozzy ed un bamboccione che dovrebbe essere David Lee Roth che sniffa, e davvero non restano motivi validi per non vedere questo film. E basta criticare, che poi vi perdete le battute migliori!

A cura di Anastasia Romanoff

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