NO DICE: No Dice

1977. No Dice. Album omonimo d’esordio, rock dal tempismo “guasto” (siamo in Inghilterra, in piena evoluzione punk), brillante nelle composizioni e nelle scelte stilistiche, impaziente nei propositi, equilibrato nel far alternare rock a ballad. Copertina fantastica: passeggiando una donna viene importunata da un uomo con il cappello. Lei è l’attrice e modella Gillian Duxbury. Due versioni, una inglese (quella ascoltabile solo su YouTube), ed una americana, tagliata. Quattro giovani fotografati in perfetto stile Beatles: capello corto (tagliato per l’occasione), cravatta e abito. Ma in realtà sono cinque, non compare il tastierista (seppur molto presente nel disco). Una voce simil Rod Stewart, energia da Rolling Stones, Small Faces, Humble Pie. In pochissimi anni in tour di spalla a nomi importanti. Hanno girato la Gran Bretagna, America ed Europa con Foghat, Eddie & The Hot Rods, Status Quo, Rainbow, etc. Chi li ha visti live nei locali leggendari (Barbarella’s, Birmingham e Dingwalls, Londra), se li ricorda ancora (ho letto commenti molto positivi). Il rammarico più grande che ho percepito? Non è mai stato pubblicato un loro album dal vivo che potesse catturare l’atmosfera di questa band. Ciò significa aver prodotto un ottimo album! In realtà all’attivo due dischi, il secondo ‘2 Faces’ nel 1979, scioglimento nel 1982, e reunion nel 2012, 2015 (entrambe performance live nel club Dingwalls). Il disco è stato registrato nelle piccole sale della Olimpic Studios, nella sala grande, contemporaneamente, Eric Clapton stava registrando ‘Slowhand’. Si romanza a proposito della traccia “Peaches And Diesel”; probabilmente figlia di quelle pause vissute insieme. Dzal (pronuciato Diesel) è il soprannome del chitarrista Dave Martin (Box Of Frogs, 1984). Quello che è certo è che il cantante Roger Ferris ha partecipato ai provini dei Rainbow per sostituire Dio prima di registrare ‘Down To Earth’ (1979). Ma la scelta ricadde su Graham Bonnet. E da questa informazione è partita la mia curiosità. Io non ero presente, ma nell’ascolto di ‘No Dice’ ho colto un’atmosfera che cercherò di catturare; trattasi di scelte stilistiche! Il rock, anni ’50, tinto di piano, reso grintoso e accattivante dal cantato (un po’ alla Bonnet) di “Why Sugar”, potrebbe far conciliare tutti i gusti degli ascoltatori di hard rock per la sua essenza radicale. In “Happy In The Skoolyard” si traveste di funky-pop, per la linea di basso danzereccia, ma sempre dalla filosofia rock. In “You Can’t Help Yourself” travisa in rock di nicchia, quello che mette il turbo, taglia tutte le curve (potrebbe far esplodere piccoli locali notturni). Perde di tono, esce dalla corsia in “People That Make The Music” (la traccia più debole, seppur dotata di sax). Ritorna in carreggiata accanito in “Fooling” (un po’ Dr. Feelgood). Si stratifica di armonizzazioni in “So Why I”. Si emancipa in “Murder In The Rain”. Si scalda di armonica in “Silly Girl”. Si riequilibria di pathos in “Couting On A Good Sign” e in “Shadows”. Ti strapazza in “Down And Dry”!
P 1977 EMI Records/Capitol

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