COMPANY OF WOLVES: Voglia di ristampe

Non solo lustrini, spandex e lacca per capelli, ma dal calderone variopinto delle hair metal band degli anni 80 emerse anche una frangia di gruppi dal look in jeans, t-shirt e stivali da cowboy che prese le distanze da tutto ciò che rappresentò il glamour. I Company Of Wolves, così come Tangier, Salty Dog, Badlands, Circus Of Power, Little Caesar e The Four Horsemen, solo per citarne alcuni, registrarono dischi bellissimi riscoprendo le sonorità hard blues degli Aerosmith, ZZ Top, Foghat, Bad Company e Georgia Satellites. Proprio con quest’ultimi i lupi newyorkesi condivisero il produttore Jeff Glixman, noto per le sue collaborazioni con Kansas, Gary Morre, Y. Malmsteen e Black Sabbath, e per la sua abilità ad assicurare l’effetto live nelle produzioni: esperto professionista poco incline ad un uso smoderato di sovraincisioni. L’omonio debutto dei Company Of Wolves suona come se la band avesse suonato live tra le quattro mura dei Cherokii Studios: uno degli aspetti positivi del remaster è proprio questo, grazie alla nitidezza dei suoni e la spinta garantita dal reloaded marchiato Rock Candy. È un album che aveva bisogno di essere rivitalizzato, seppur pubblicato da una major come la Mercury/Polygram è pur sempre datato 1990, e riascoltare bellissime canzoni di rock’n’roll impolverate dal southern rock è solo un gran piacere. "Call Of The Wild", scelta come singolo, "Hangin’ Bu A Thread", che non avrebbe sfigurato nel repertorio firmato da Tyler e Perry, oppure quando il quartetto aumenta i giri del motore con "Romance On The Rocks" e "Can’t Love Ya, Can’t Leave Ya" diventa irresistibile: anche "Hells’ Kitchen" nelle mani degli ‘Smith sarebbe diventata un sicuro successo commerciale. Tra le migliori del lotto "St. Janes’ Infirmary", che recupera lo stile rurale alla Tom Petty: peccato non averci creduto, avrebbe potuto raccogliere non pochi consensi. Un album da scoprire, indirizzato agli appassionati del classic rock a strelle e strisce: Kyf Brewer, voce e armonica, i fratelli Steve e John Conte, rispettivamente chitarra e basso, e non ultimo Frankie Larocka, batterista che diede il suo contributo a Scandal, Bryan Adams, John Waite, suonando anche su quella "Runaway" che impreziosì il debutto dei Bon Jovi.
P 1990-2025 Rock Candy Records
Shakers And Tambourines (1998)
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