LITTLE RIVER BAND: Time Exposure
Spiagge bianche, le onde che lentamente accarezzano la battigia mentre il sole tramonta e s'immerge nel mare a vista d'occhio sconfinato. Qualcuno ancora passeggia lungo la riva. L'aria si è fatta tersa, il cielo striato di colori caldi ed avvolgenti. Alte palme proiettano le loro lunghe ombre sulle strade dorate del giorno che sta per finire. Tra un cocktail e l'altro ti vedi seduto al tavolo di un bar, mentre la radio trasmette melodie sognanti che da tempo non ascoltavi, e ritrovi te stesso, quello che sei stato e quello che sei adesso nelle note di...Sunset Boulevard, la nuova rubrica di Hardsounds interamente dedicata alle sonorità West Coast. Pronti a viaggiare?!?
E’ lo strumento voce che conferisce personalità ai LRB. Gruppo australiano nato a Melbourne con i tre reduci della band soft rock denominata Mississippi. Graham George Goble (voce e chitarra), Beed Birtles (voce e chitarra ritmica) e Derek Pellicci (batteria) incontrano Glenn Barrie Shorrock (voce e chitarra acustica), e con Roger McLachlan (basso) e Ric Formosa (chitarra solista) nel 1975 concepirono i Little River Band. Ne cambiarono il nome - da uno stato ad un cartello stradale - probabilmente ispirati durante un loro viaggio-concerto, da un segnale che indicava la città Little River! Le loro composizioni sono principalmente figlie dei talenti Goble/Shorrock che, con i contributi di Birtles, di David Briggs (che nel ’76 sostituisce Formosa) e successivamente di Wayne Nelson (che nel ’80 sostituisce McLachlan), hanno dato vita a tracce dal successo internazionale come "Cool Change" (1979) e "Take It Easy On Me" (1981). Sono stati portatori in Australia di una musica country-rock alla Eagles, basata su ricche armonie e intrecci vocali ben calibrati, tanto da ereditare ancora oggi la nomina, anche se nei panni di altri musicisti (in quanto solo Nelson, resta attualmente in formazione) di essere “la migliore band di canto al mondo” (azzardo?!? – sicuramente “band di canto” senza ombra di dubbio!). Dall’Australia all’America, senza passare in Italia! Perché da noi, insieme ad altre band dalle morbide sonorità, sono praticamente sconosciuti; e mi riferisco a band che, anche se statunitensi come Firefall ed i Poco, non contaminarono affatto il nostro territorio musicale. A mio giudizio merita almeno un ascolto l’omonimo Firefall del 1976, album che ti richiama all’attenzione in modo quasi naturale per la sua semplicità.
‘Time Exposure’ è il loro sesto album, album che sancisce la loro peculiarità vocale. La copertina sembra voler rappresentare il manico di una chitarra a sei corde dove è il tempo di esposizione a darne il movimento; quasi a voler rappresentare il suono tramite piccoli scatti consecutivi. Suono che è magistralmente gestito dal grande Graham Goble, che di questo progetto è compositore, arrangiatore vocale e co-produttore! A tal proposito, Glenn Shorrock ha scherzosamente affermato, che “avere Goble in tour era come avere un poliziotto sul palco ogni sera!”. Meticoloso nel dettaglio, quasi maniacale e dalla personalità molto forte. Appassionato di spiritualità, di numerologia e di Feng Shui, non poteva che esserne il fautore nella ricerca dell’armonia musicale, come equilibrio di più energie. La prima traccia è una canzone Beatlesiana: la scelta della voce solista è opera del produttore Martin, nonché produttore dei Beatles, che affida il compito al bassista Wayne Nelson. Timbro sottolineato da una linea corale a tre voci che si intreccia in un tutt’uno, rafforzandone l’intensità. Melodia e armonia sono il risultato di "Take It Easy On Me", canzone scritta da Graham Goble e cantata da Nelson. Inizia con la voce solista di Nelson ed il piano. Un uomo dice ad una donna di andarci più leggera con lui, di non coprire di ansia e di aspettative ogni cosa che fa lui! Dalla sua fragilità si solleva un coro tinto di più colori e compare il ritmo, con le pennate della chitarra, che va a crearne l’effetto finale di una canzone molto solare nella sua dolcezza. Elegante "Love Will Survive", caratterizzata da un timbro vocale basso e bilanciato su una melodia di piano e chitarra elettrica, la cui mano compositiva è opera di David Briggs e di Garry Russel John Paige, cantautore australiano “Lascia che il dolore si manifesti, devi lasciarlo andare. L’amore sopravviverà. Un giorno finisce, un altro inizia, un altro inizierà.”
Fantastica "Full Circle". E’ la buona novella dei LRB. Arriva come una banda musicale, sulla scia di un arcobaleno. Le voci dei Little si intrecciano, in lontananza una sezione di fiati addolcisce il ritmo di un canto spirituale, perfettamente armonizzato dove ha valore solo la parola: “La vita va avanti sempre, ma cambia come la marea; cerchiamo una via e viviamo nella speranza di un giorno eterno, torneremo al punto di partenza per ricominciare. Cerca nel tuo cuore prima di morire”. Atmosfera un po’ teatrale nel viaggio cosmico di "Orbit Zero", traccia originale, psichedelica, in grado di portarti lontano dalla realtà e forse lontano anche dal loro essere. Traccia dissociativa!
E poi arriva lei "Don’t Let The Needle Win"! La perla. Compositore: David Briggs (chitarra solista…finalmente!). E’ il pezzo speciale dell’album. Brillante, potente, luminosa come una traccia degli Ufo (a loro mi porta!). E’ la canzone aliena. Album caratterizzato da un privilegiare armonie di voci, linee melodiche parallele, registri vocali in perfetta sintonia, ma ogni tanto ci si dimentica che, senza ritmica non si và da nessuna parte! Finalmente si sente un inizio di batteria e poi arriva lei, la signora chitarra elettrica con la sua personalità. LRB: quattro voci e tre chitarre, si va tutto bene ma una ogni tanto, una lasciatela camminare da sola!
P 1981 - Capitol Records
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