THE DOOBIE BROTHERS: Toulouse Street
Spiagge bianche, le onde che lentamente accarezzano la battigia mentre il sole tramonta e s'immerge nel mare a vista d'occhio sconfinato. Qualcuno ancora passeggia lungo la riva. L'aria si è fatta tersa, il cielo striato di colori caldi ed avvolgenti. Alte palme proiettano le loro lunghe ombre sulle strade dorate del giorno che sta per finire. Tra un cocktail e l'altro ti vedi seduto al tavolo di un bar, mentre la radio trasmette melodie sognanti che da tempo non ascoltavi, e ritrovi te stesso, quello che sei stato e quello che sei adesso nelle note di...Sunset Boulevard, la nuova rubrica di Hardsounds interamente dedicata alle sonorità West Coast. Pronti a viaggiare?!?
Loro sono i fratelli di marijuana. Nome idiota, provvisorio, creato per le prime performance del gruppo ed in realtà mai cambiato! Gruppo che si forma nel 1970 a San Jose in California da un primo nucleo denominato Pud, costituito nel ’69 da un duo dal potere magico: il batterista John Hartman e il cantautore Tom Johnston (Tom Selleck con i capelli lunghi, per aiutarvi ad associare un’immagine ad un nome). L’anno successivo con l’ingresso del bassista Dave Shogren e del chitarrista, cantante e compositore Patrick Simmons (Edward Norton capellone), la band prende il nome ufficiale di The Doobie Brothers. Il loro primo album esordisce nel ’71 con il produttore Ted Templeman (produttore dell’album debutto dei Van Halen): album ancora acerbo, con influenze acustiche e country, ma già segnato dalla presenza delle due chitarre soliste. E’ con il cambio del bassista Tiran Porter e l’ingresso del secondo batterista Michael Hossack che il sound della band diventa più incisivo. Bikers, giacche di pelle e motociclette sono i più grandi fruitori di questo rock robusto, leggero all’ascolto, da radio FM americana, molto californiano. La struttura - due chitarre – due batterie è il marchio di fabbrica della band. Non di poca importanza è la ventata funky trasmessa da Porter che, con la sua voce baritonale, rende ancora più ricche le armonie vocali di Johnston/Simmons. E’ il secondo album che li porta in classifica con tracce che diventeranno classici del rock come "Listen To The Music", "Rocking Down The Highway" e "Jesus Is Just Alright". Veri e propri inni di speranza, sound da far dimenare le chiappe!
Amore al primo ascolto, l’album in crescendo, parte in sordina con "Listen To Music": arpeggio, percussioni, banjo e via canzone scritta e cantata dal cantautore Tom Johnston. E’ la loro prima hit. E’ un inno alla pace nel mondo. Immaginate i grandi leader del mondo che si incontrino su una collina per discutere di questioni importanti, dopo aver ascoltato musica: sicuramente andrebbe tutto bene (se almeno loro trovassero una pace interiore da disperdere!). Utopia! La stessa canzone viene reinterpretata in una strepitosa versione nel ’73 da marito e moglie nel loro Lp – Sonny & Cher - allora era considerata solo una cover, oggi questa traccia è mutata in un classico da interpretare! Con "Rocking Down The Highway", si va di spalle, altro che chiappe. E' una reazione naturale; su e giù per le strade della California, guidando sulle montagne di Santa Cruz. Pura energia travolgente dal sodalizio chitarra/batteria e armonie vocali di contorno. E sono proprio le prime due tracce a far capire qual è la strada che devono percorrere questi fratelli per raggiungere il successo, che cadono in portamento nella terza traccia "Mamaloi". Una sorta di reggae/country con voce solista di Johnston. Forse canzone necessaria a far capire qual è il vero talento di questa band. Rivelazione che sfocia in "Toulouse Street". E qui ho ringraziato il signore! Una visione del flusso canalizzatore questa atmosfera! Per tre minuti mi sento catapultata nella foresta dei Bardi - "The Bard’s Song" – Blind Guardians (1992) – arpeggi, cori, immagini scuri, un trasporto che culla...ops, no, siamo nel 1972, esattamente venti anni prima, e capisco che per ogni cosa che ho ascoltato nella mia vita c’è un richiamo, un filo sottile che mi collega ad un’altra dimensione. Voi probabilmente vi sentirete intrappolati in un incantesimo – in una stanza a New Orleans - melodia scritta e cantata da Patrick Simmons. Ascoltatela e riascoltatela!
Ottime cover scelte dalla band esordiente con la r&b "Cotton Mouth" del duo texano Seals & Croft, la cavalcante blues "Don’t Start Me To Talkin" di Sonny Boy Williamson (per tenere le chiappe in allenamento) e la inebriante "Jesus Is Just Alright" (1966) di Arthur Reynolds. Quest’ultima resa famosa dai Byrds, inizialmente cantata da un gruppo di cantanti gospel Art. Reynold Singers, e reinterpretata da artisti vari: DC Talks (con una originale versione e video molto divertente), Robert Randolph accompagnato da Eric Clapton ed infine dagli Stryper nel 2013 nell’album ‘No More Hell To Pay. Il flusso canalizzatore mi catapulta nel 2013 in compagnia di Michael Sweet, ed i fratelli Doobie (nei panni dello scienziato Doc) mi riportano al 1972. La versione che mi appartiene è la versione della christian metal statunitense: heavy, martellante, cantata divinamente, inizialmente più metallica poi più cadenzata, per poi ritornare ad un ritmo più speed, ma sempre metallico. Versione realizzata con la stessa dualità che contraddistingue l’interpretazione dei fratelli Doobie! Infatti loro i predecessori, i Doobie Bros la rendono veloce e classick rock nella trama iniziale per poi fluire in un’atmosfera malinconica, blues, più drammatica, nella parte finale, quasi a richiamare immagini della più grande opera rock ‘Jesus Christ Superstar' (ecco, ora mi trovo nei panni di Marty, l’adolescente scaraventato in un altro tempo). Ma non posso tralasciare la bellezza e l’umiltà del testo di questa canzone: “Gesù è un mio amico, mi ha preso per mano e mi ha portato lontano, Gesù sta bene con me”. Dalle cover in avanti questo progetto discografico si irribustisce nella sua struttura, aumenta di intensità e la ritmica ne rinforza l’emotività. "White Sun" è una meravigliosa melodia composta da Tom Johnston. Breve al punto giusto, capolavoro acustico dai forti richiami all’animo tormentato di Chris Cornell, all’animo più intimista degli ultimi suoi progetti da solista. Eh si, è il mio viaggio questo! Potete venire con me e fidarmi di me. La musica di oggi ci lega spesso a qualche cosa di cui non conosciamo l’origine. A Chris piaceva molto Johnny Cash e sin da ragazzino cercava di reinterpretarlo. Ed ora è la voce di Cornell che sembra risorgere dalla bocca di Johnston. "Disciple" è la traccia che più li rappresenta, opera maestra e significativa di questo album, dal riff atomico; le chitarre elettriche e le due batterie accentuano le sfumature della ritmica. Pochi sono i gruppi che hanno suonato con due batteristi (King Crimson, Genesis). Due percussionisti implicano spirito di sacrificio, professionalità e rispetto. Occorre sincronizzazione e ascolto reciproco. Il risultato della loro somma può essere devastante e al tempo stesso letale se non si sa guidare con due batterie si va fuori strada! Canzone lunga e rocciosa dalla forte identità: mi fa impazzire! Poi arriva un minuto per Tom: Tom Johnston il protagonista! Canta e arpeggia in versione solista in "Snake Man" omaggiando Robert Johnson padre di tutti i padri blues. Un viaggio nel tempo questo album accompagnata solo dai Bro.
P 1972 Warner Bros
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