KEEL: Voglia di ristampe
Annunciate e rimandate di un anno, arrivano le tanto attese ristampe di ‘The Final Frontiers’ e ‘Keel’ targate Rock Candy (in audio remastered e reloaded, ma prive di bonus), venendo incontro alle richieste dei moltissimi fan della band californiana capeggiata dal tellurico Ron Keel. Due album dai suoni cromati (soprattutto l’omonimo ‘Keel’), rispetto ai due precedenti episodi più ruvidi dall’attitudine stradaiola, a favore di un maggior appeal radiofonico. Dall’arrembante hard & heavy, i Keel virarono verso un class metal più ragionato, nel tentativo di affermarsi su larga scala, seguendo durante la stesura di ‘The Final Frontiers’ le indicazioni ed i suggerimenti del demone dei Kiss Gene Simmons, che aveva già offerto i suoi servigi per ‘The Right To Rock’. La scrittura risente molto dell’impronta del linguacciuto, basata su cori incalzanti e riff a presa rapida (Twisted Sister ed i Kiss di quel periodo i punti di riferimento). Qualche ospite di lusso a corollario, come Joan Jett, Jamie St. James (Black ‘N Blue), Gregg Giuffria (Angel e Giuffria) e Mitch Perry (chitarrista session man per svariati artisti), danno lustro a ‘The Final Frontiers’, raccolto tra l’altro in una delle copertine più belle dell’hard & heavy degli anni ’80, realizzata dall’illustratore John Taylor Dismukes (autore per Y&T, Winger, Lynch Mob, Badlands e Megadeth). Il rifacimento di "Because The Night" (nata dalla penna di B. Springsteen e riportata in seguito in auge da Patti Smith e 10.000 Maniacs) non sortì gli effetti sperati, ma la title track, "Raised On Rock" e "No Pain No Gain" tengono alto lo spirito battagliero di Mark Ferrari e soci.
Altro nome di grido, l’iper quotato Michael Wagener con il quale i Keel si giocarono l’ultima carta. Al produttore, celebre per i lavori al soldo dei Dokken, Great White, Motley Crue e Bonfire il compito di smussare ulteriormente gli spigoli del suono per un restyling definito con l’ausilio di collaboratori esterni (Jack Ponti e Jimmy Bain). La patina radiofonica non scalfisce un quintetto di duri come il gruppo losangelino, fedele a sé stesso ed autore con ‘Keel’ di un album meno istintivo, ma alquanto raffinato, con le chitarre che si pregiano di un sound cromato e nel complesso un lotto di brani che sfruttano un’impalcatura corale di spessore: "United Nations", "Somebody’s Waiting", "It's A Jungle Out There" e "Fourth Of July" rappresentano gli highilights della release. L’hard & heavy nella seconda metà degli anni ’80 era un treno in corsa, se lo ricorderanno benissimo i 40enni di oggi, band come Autograph, Ratt, Dokken e Bon Jovi godevano di una costante rotazione (televisiva e radiofonica), e non salire sul quel treno avrebbe comportato perdere l’opportunità di rinunciare ai passaggi televisivi di MTV
P 1986-1987/2020 Rock Candy Records
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