EVIG NATT: DARKLANDS
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12/04/2010Norvegesi, ma con il cuore di tenebra della scena death/doom inglese che pulsa nel petto. Fatto in casa, invece, il lato gothic: gli Evig Natt seguono gli stessi passi di molte altre realtà scandinave, ed in parte lo personalizzano lavorando di fino sulla parte orchestrale - sinfonica, ma mai invadente - che dona a "Darkland" un aspetto quasi regale. A caratterizzare ulteriormente il disco è la doppia voce, maschile(growl), e femminile(eterea), che si contrappongono di continuo, addirittura si doppiano come in "I Die Again", brano dal grande pathos che ti lascia il segno nelle vene: il sangue scorre lento portando dolore lì dove fa più male. Ma siamo al secondo disco, e qualche passo falso non manca visto che Sjelelaus è un esperimento mal risciuto in cui il blast beat è sostanzialmente fuori contesto, cosa che si ripete in "Withered Garden" e sul finire dell'opera con risultati più accettabili. Ancora perplessità sparse qua e là lungo il lavoro - in fase ritmica la chitarra si limita al compitino - non metteno comunque a repentaglio quanto di buono emerge da "Darkland", disco potenzialmente sopra la media che bada al sodo non cercando mai il colpo ad effetto, nè la melodia del secolo. Onesto, forse troppo ragionato, a tratti scontato, ha il pregio di non somigliare a nessuno in particolare pur derivando da molti. Virtù che di questi tempi ha il suo peso, e che ci lascia in attesa di un terzo lavoro che dovrà per forza di cose fare la fortuna artistica degli Evig Natt.
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