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WINTERSUN: Time I

data

30/10/2012
80


Genere: Epic Extreme Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Distro:
Anno: 2012

Rinvii continui. Attese. Si è parlato di questo disco più per il periodo di gestazione che per la musica. Alla fine però otto anni di attesa hanno dato i loro frutti, e il buon Jari ha tirato fuori il suo secondo grande lavoro. Se precedentemente era il mastermind dietro il progetto Wintersun, oggi il bravo polistrumentista ha preferito dar voce al suo concept con l'aiuto di Jukka al basso (Norther) e Teemu Mäntysaari alla seconda chitarra. Oltre che il suo batterista di fiducia Kai Hahto, grandissimo talento dal background molto estremo. Questa cosa tra l'altro trapela anche molto in 'Time I', a cominciare dalla sontuosa e trionfante cavalcata dell'opener. Poco più di tredici minuti non pesano, né si nota il fatto che una composizione del genere sia stata scritta, com'è normale che sia, in più fasi. Dinamica, imponente e dall'ottimo arrangiamento. Non è da meno il restante tempo a disposizione, ascoltando ciò che rimane del disco. Quanto all'intro e all'intermezzo di discutibile valore, siamo sempre dalla parte dell'inglobare queste idee in un unica traccia (vista anche la lunghezza dei brani in tal caso, si potrebbe fare a meno di proporre brani di poco più di due minuti, ma vabbè, resta un'idea e un punto di vista). "Sons of Winter and Stars" vede la partecipazione anche di alcuni amici di Jari e soci. Figurano infatti membri di Týr, Ensiferum e Turisas: insomma, una rimpatriata tra ex compagni di avventura. Proseguendo nell'ascolto siamo immersi in un brano dal ritmo più cadenzato, meno frenetico e più dolce. "Land Of Snow And Sorrow" ha un vago sapore di Blind Guardian, ma non ne contiene l'anima granitica. Vuole colpire ma non ne ha il coraggio: convince ma non del tutto. Potrebbe rappresentare qualcosa di utile in un disco con brani di lunga durata, atto a spezzare un po i ritmi forsennati o ancora portare un vento di novità. Ma il dubbio rimane poiché essendo il carico di questo platter non ancora troppo pesante, l'amaro in bocca è abbastanza da tenere in considerazione. Peccato. Di tutt'altra caratura è la traccia conclusiva. Un ritorno al mood del brano precedente con sferzate melodiche e giri di tastiera da capogiro di cui si sentiva la mancanza in qualche parte del disco. Di grande presa il refrain, chitarre robuste e di facile trasporto verso un headbanging sfrenato. Un disco energico che ha come unica pecca, il fatto che Jari non abbia distribuito quella grande inventiva che possiede, in modo migliore. E' un disco molto bello, e strano a dire, ma avremmo desiderato ancora più musica, ed estesa in una forma-canzone differente.

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