WICKED MINDS: FROM THE PURPLE SKIES
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21/06/2005Il tempo non è una prerogativa per i piacentini Wicked Minds. Soprattutto il presente. Loro viaggiano e vivono nel passato, e la loro musica e la loro attitudine sono una perfetta macchina del tempo in grado di trasportarli lì dove artisticamernte attingono. Lì dove, probabilmente, vorrebbero rivivere quello che per ragioni anagrafiche non hanno potuto sperimentare di persona. Hard progressivo e psichedelico. Deep Purple, Uriah Heep, Hendrix, Pink Floyd, esoterismo sonoro e dozzine di altre band che fecero di quelle sonorità un baluardo creativo diventato tipico per i Seventies. "From The Purple Skies" è un disco apertissimo dal sound vintage. I brani sembrano giungere ad un termine solo per esigenze che non sono dell'ordine delle composizioni: dilatazioni ed improvvsazioni, immagini e suoni che si incrociano e spaziano liberamente tra dimensioni parallele ed eteree. Disco in studio dalla propensione e dalle caratteristiche decisamente live e lontano da esigenze ed urgenze che vivono un giorno e si spengono la mattina seguente. Un disco gravido di suoni ed umori, di effettistica e passione, tra storia e tributo ad un passato che non smette di affascinare. Due splendide cover, "Forever My Queen" dei Pentagram, e "Gypsy" degli Uriah Heep, e una valanga di minuti di materiale originale in cui Calegari e soci imperversano con l'hammond incastonato nel petto, la chitarra che si scioglie tra le mani ed il canto di J.C. che fluttua nel mezzo delle note ora acide, ora malinconiche, poetiche, pesanti, immaginifiche. Mentre la conclusiva "Return To Uranus", brano già presente nell'omonimo demo-tape del '99, attraversa con i suoi diciotto minuti lo scibile delle sensazioni terrene e non. Soprattutto "non".
Questa è l'Italia musicale che conta, signori. O che dovrebbe contare.
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