WATAIN: Trident Wolf Eclipse
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13/01/2018La storia e le fortune del black metal svedese passano attraverso alcune realtà: Dissection, Marduk e Watain. Questi ultimi tornano a calcare la scena con 'Trident Wolf Eclipse' a distanza cinque anni dal loro tanto discusso predecessore 'The Wild Hunt'. Per chi non lo sapesse, il motivo di tanto sdegno risiedeva nel fatto di essersi trovati davanti ad un full-length più atmosferico, melodico, per molti aspetti distante dai violenti e sanguinolenti fasti della scuola di appartenenza e dai dischi passati. Mi perdonerete se userò la non usuale prima persona, dicendovi che personalmente avevo trovato molto interessante quell’uscita, libera da eventuali clichè tipici proprio di un approccio che, anche visivamente e verbalmente, i Watain hanno e sul quale si potrebbe discutere sull’effettiva opportunità. Parentesi personale a parte, ci scolleghiamo volutamente da qualsivoglia influenza esterna, affermandovi che 'Trident Wolf Eclipse' inusitatamente torna a ringhiare e mordere come old school vuole, soddisfacendo i più affezionati di certe sonorità gelide. Il vento soffia costantemente, buttando unghiate thrash con violenza, giocando con malcapitata vittima che finisce con il crollare a terra esausta per il freddo che le si conficca glacialmente nel cuore. L’uso delle chitarre presenta una ricca gamma di sfumature, diventando quasi “orchestrale” per complessità e per capacità di essere espressivo e camaleontico. Tutto ciò non deve far presagire a sperimentazioni o tecnicismi particolari, tutto è votato alle più nera e distruttiva fiamma, sfociando in sfuriate ritmiche che annichiliscono l’ascoltatore. La dinamicità di "Sacred Damnation" diventa incarnazione di animale che con forza e spietatezza si avvicina a noi, aggrappandosi poi alla nostra gola, affondando i propri avari canini. Inclementi i Watain imprimono il loro marchio incandescente su di noi, lasciandoci rabbrividenti sul ciglio di un nero strapiombo. Vi consigliamo l’ascolto di 'Trident Wolf Eclipse' se amate la scuola svedese e se siete dei nostalgici dell’approccio brutale e senza sfarzosi compromessi dei Watain. Ben suonato e prodotto, il lavoro desta solo un po’ perplessità sulla costante volontà di ripetersi da parte di realtà che restano orgogliosamente, e forse ostinatamente, ancorate a trend già sviscerati in tutti questi anni. Resta la certezza di un black metal che faccia il suo dovere e che con disprezzo allontana contaminazioni o avanguardistici scenari.
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