VALLENFYRE: A FRAGILE KING
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29/10/2011Una line up da brivido, con ex componenti di Paradise Lost, My Dying Bride e At The Gates, tre chitarre e la voglia di esorcizzare i propri demoni. Alla vecchia maniera. Dando spazio al gossip, dovete sapere che questo progetto nasce dal lutto di Greg Mackintosh, che ha perso il padre a causa di una malattia improvvisa quanto infame. Il co-fondatore dei Paradise Lost, quindi, spalleggiato dagli amici di sempre, ha messo su questo progetto totalmente old school, stranamente dotato di tre axe-man armonizzati in una maniera impressionante e un'attitudine che è un eufemismo definire sincera. La super band, che lungi da voler fare quello che di solito fanno le super band, ossia monetizzare a più non posso, propone un sound che ci riporta indietro ai primi anni Novanta con le produzioni rozze e crust, la violenza pura e non ragionata, le decelerazioni spezza-gambe e via dicendo. Ma in questa sede è impossibile che il marchio Paradise Lost non si faccia sentire, infatti la sensazione di amarcord dei primi capitoli ('Gothic' su tutti) è evidente fin dalle prime battute ("Desecration"), perché delle lentezze melodiche, qui armonizzate egregiamente, proprio non se ne poteva fare a meno, anche condendo il tutto con sana violenza old school ("Cathedral Of Dread"). La pesantezza dei riff chiama in causa vecchi maestri del calibro di Autopsy, Bolt Thrower, la cui violenta pesantezza diviene la corazza per l'animo malinconico di cui è pervaso 'A Fragile King'. Si respira aria mortifera con la pesantissima "Seeds", sottolineata dai riff megalitici e assoli pervasi da una dolce malevolezza. Bella anche la title track, un vero monumento al sound pesante ed estremo dei nineties. Che dire, un disco tosto, duro e sincero, con una produzione grezza che ci porta indietro nel tempo, quando le emozioni più negative non erano ancora del tutto codificate.
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