ÜSTMAMÒ: Duty Free Rockers
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01/06/2015Inizialmente l’ascolto del nuovo lavoro degli appena riuniti Üstmamò potrebbe suscitare un po’ di delusione a chi ha amato particolarmente gli anni trip hop ed elettronici di ‘Üst’ (1996) e ‘Stard’Üst’ (1998), perché in effetti l’assenza di Mara Redeghieri con la sua timbrica sensuale e caratteristica pesa molto su questo ‘Duty Free Rockers’. Però se non ci fermiamo al primo ascolto e analizziamo il cammino musicale del gruppo emiliano ritroviamo da sempre diverse sperimentazioni e cambi di rotta nello stile. Non ci si deve stupire quindi che, soprattutto a distanza di tutto questo tempo, Luca Rossi e Simone Filippi non proseguano il percorso di contaminazione elettronica intrapreso quasi vent’anni fa, ma orientino la loro continua evoluzione verso altre direzioni, in questo caso sonorità country blues che ci trasportano sotto al caldo sole del sud degli Stati Uniti. Il cantato che passa dall’italiano all’inglese (per non lasciarci soffermare troppo sul senso delle parole mettendo così in risalto la musica, e anche perché gli riesce più facile, dichiara Luca nel comunicato stampa di presentazione), il sound che nasce da, si sviluppa per e ruota tutto attorno alla chitarra, soprattutto acustica, proiettano l’album in un contesto decisamente più internazionale. Sulla qualità dei musicisti non si discute, tutte le tracce sono di buona fattura, dall’opening “I Play My Chords”, una sorta di dichiarazione di intenti non a caso posta all’inizio, alla molto sentita cover “Don’t go to Stranger” alla title track che presenta un’antitesi fra la forma musicale ritmata ma semplice, lineare e l’argomento trattato che è decisamente profondamente struggente, trattandosi delle ultime parole di un soldato dilaniato da una bomba e morente. In conclusione si tratta di un buon lavoro, che ci dimostra che la band ha ancora emozioni da trasmetterci e voglia di suonare, ma purtroppo, per alcuni versi, ha perso per strada una dose di quell’originalità che rendeva gli Üstmamò riconoscibili fra tanti, perché in fondo, anche se questo approccio musicale rappresenta per loro un’ulteriore ricerca e rinnovamento, nella realtà dei fatti non ha portato una particolarità che possa farlo emergere più di altri album country blues.
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