THE UNITY: Pride
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07/03/2020Dopo un primo album così e così e il successivo migliore torna a farsi viva nel panorama discografico la band costituita da due ex Gamma Ray, ossia il drummer Michael Ehre e il chitarrista Henjo Ricther con alla voce il nostro Gianbattista Manenti, che sembra essere la scelta adeguata per il taglio di metal proposto. I progressi iniziati con "Rise" sebrano proseguire con questa terza pubblicazione, non cambia lo stile ossia heavy metal di chiaro stampo continentale capace di rendersi tanto potente quanto melodico. Gli schemi sono oramai ben consolidati, non è certo una loro prerogativa tentare di apportare innovazioni al loro sound, ciò che conta è preservare un buon impatto sia di strofe che di ritornelli tale da rendere coinvolgente l'ascolto. "Hands Of Time" ma soprattutto la power oriented "We Don't Need Them Here" mostrano i nostri con un piglio assai risoluto mentre tocca a "Destination Unknown" apportare una vena melodica riuscendo bene nell'intento. I due cadenzati "Angel Of Dawn" e "Wave Of Fear" non spiccano per brillantezza ma ci pensa la successiva veloce "Damn Nation" rimembrante propio la band madre (Gamma Ray) a rimettere le cose a posto. Molto piacevole "Guess How I Hate This", quasi un melodic hard che dà il meglio di sè in corrispondenza del refrain, ottimo lo speed melodico "Scenery Of Hate" in cui le chitarre tornano finalmente a ruggire. "Rusty Cadillac" mostra il loro lato più scanzonato mentre la finale "You Don't Walk Alone" è un altro melodic hard rock che potrebbe trovare spazio in una qualsiasi produzione degli Edguy ultima maniera. Ripetiamo, i The Unity non inventano nulla di nuovo ma c'è da rilevare le buonissime qualità strumentali dei componenti e anche compositive (salvo un paio di mezzi
scivoloni).
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