THE OUTLAWS: Playin' To Win
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14/03/2017Se c’è una band che attraverso le sue canzoni, intrise di southern/country, è riuscita a ricreare al meglio l’immaginario americano far west è quella dei Fuorilegge. Se con i primi album (tre capisaldi per il genere!) diedero sfogo a lunghe scorribande elettriche di eccellente southern/country, riprese nel monumentale ‘Bring It Back Alive’, era arrivato il momento di mettere un freno, almeno nelle prove in studio, agli orgasmi solisti del trio Jones/Salmem/Thomasson. ‘Playin’ To Win’ prese forma sotto gli occhi di un giovane ma già esperto e meticoloso Robert ‘Mutt’ Lange, ovvero colui che avrebbe reinventato il suono e lo stile dello stardome musicale edonista nella decade successiva, con risultati straordinari. L’album è il risultato della somma di due talenti: da una parte il gruppo di Tampa si rende autore di nove brani che, oltre a fondere la propria tradizione, abbraccia il sentiero dei Doobie Brothers inserendo elementi percussivi e ritmi funky; dall’altra Lange, bravissimo ed intelligente nello smussare lo stile rurale degli Outlaws, convogliando tanto talento in un suono lineare e più snello, abbellito dagli intrecci delle chitarre fusi con le armonie vocali di quattro voci dal suono profondo. Nell’attuale veste operata dalla Rock Candy, ‘Playin’ To Win’ suona meravigliosamente bene, imperdibile per i rocker più appassionati e da riscoprire per chi non fosse mai stato vittima degli Outlaws. Tasto play per essere travolti dalle armonie vocali di ‘Take It Any Way You Want It’, chiamate a rincorrere tre indemoniate chitarre alle prese con repentini cambi di tempo; ‘You Are The Show’ è uno spettacolo in tutti i sensi, cantata con trasporto ma sono le chitarre, tenute faticosamente a bada, le assolute protagoniste pronte ad esplodere tutta la loro energia, come tre mustang liberi di correre nella sconfinata prateria americana. In chiusura un gioiello di canzone, la spasmodica ‘Dirty City’ zeppa di esplosioni corali che si ergono su ritmi percussivi e bollenti chitarre soliste, che richiamo i desertici paesaggi della California del Sud baciata dalle onde dell’oceano.
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