THE LITTLE WHITE BUNNY: Hole
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01/11/2012Gran bel periodo per le band esordienti italiane. Nel breve termine di una settimana ci sono capitati tra le mani i Whales And Aurora, ed ora 'sti coniglietti mannari bolzanesi che ci spiazzano con un crossover nella più pura accezione del termine, di quello che non si ascoltava dai mitici e lontani anni ’90. Attrezzati con una voce che rende onore ad una delle ugole più eclettiche che il panorama metal, e non solo, abbia mai annoverato: stiamo parlando di Mike Patton e dei suoi fidi Faith No More/Fantomas, dei quali sentiamo fortemente la mancanza; ecco quindi accorrere in nostro soccorso i Little White Bunny a toglierci di dosso la malinconia. Cronologicamente il disco si colloca trasversalmente tra 'We Care A Lot', 'The Real Thing' e 'Angel Dust', tirando fuori (trattandosi di coniglio non può che uscire dal cilindro) brani di grande appeal e ironia - "The Queen Of The Drag Queens" - prodighi di tecnica e non sempre dal refrain orecchiabile - "Press the Right Button" - o facilmente assimilabile - "Game Over Is an Opinion". A questa struttura di base si aggiungono delle tastierone che disegnano iperboli ora EBM - "Master Of The Universe" - ora vintage - "The Queen Of The Drag Queens" - a seconda dell’impronta che vogliono dare alla traccia; quando ai FNM si affiancano altri pezzi da novanta quali i Tool esce fuori il più bel brano di tutto il disco: "Bedsores" carico di groove e di un basso pulsante ed ipnotico (chi non vorrebbe essere affetto da dolori da letto). Grande è la voglia di divertirsi, e la sana schizofrenia di cui sono dotati dona quel tocco di imprevedibilità che li rende allettanti: notate il cantato in falsetto di "Use The Force" con una strizzatina d’occhio ai Korn, e la lucida follia dei System Of A Down di 'Hellvetica'. Ora siamo proprio curiosi di vedere quali definizioni verrano tirate fuori per specificare il genere proposto dai ragazzi: post sado maso trans gay lesbo drag queen viados frocion pederast culatton metal?
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