THE DEVILS: Beast Must Regret Nothing
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11/05/2021L’irriverenza, l’andare continuamente fuori dagli schemi, la blasfemia rappresentata in tutto e per tutto nella musica e nell’immagine. Tutto ciò sono stati, lo sono tuttora e presumibilmente lo saranno sempre, The Devils, duo napoletano formato dalla voce e dalla batteria vigorosa di Switchblade Erika e dalla chitarra tagliente ed anche un po’ sghemba di Gianni Blacula. La loro carriera artistica è interamente incentrata tra dischi in studio, costante attività live in Italia ed all’estero, e spudorata sfacciataggine da esibire senza alcuna vergogna, e che durante le esibizioni dal vivo si eleva alla sua massima potenza. Questa loro immagine, nonché la loro musica magari un po’ disordinata, ma sempre efficace e vitale, ha attratto un produttore di chiara fama come Alain Johannes ed un musicista iconico come Mark Lanegan a collaborare con il duo partenopeo, il primo producendo il nuovo album che qui trattiamo (‘Beast Must Regret Nothing’), il secondo contribuendo come featuring ad un brano del disco, assecondando il suo stile alle sonorità del duo. Se i primi due album della band ('Sin, You Sinners!' del 2016 e 'Iron Butt' del 2017) erano incentrati su un garage-rock di chiarissima matrice underground, e che dal vivo integravano con maggiore potenza, le mani di Johannes sul nuovo album hanno rimodellato il sound del duo rendendolo più quadrato e strutturato, senza però svilire i concetti chiave che sono la base del The Devils-pensiero: maleducazione, spregiudicatezza e tanta blasfemia con un pizzico di pornografia. A tuttò ciò si aggiunge una chiara dose di peccaminosità, impersonata dalla figura sexy della batterista, la quale non si tira indietro di fronte a tutto ciò che è contrario al pudore. Il quadro complessivo è un disco che è interamente convincente, anche musicalmente, con brani che finalmente hanno le sembianze di essere godibili anche su disco. Tra i brani simbolo di questa rinnovata fase ci sono “Real Man”, di cui è stato girato un video con la batterista assoluta protagonista; un brano pieno di sfumature molto seducenti, con Erika autentica ammaliatrice. Ancor più affascinante, col suo ritmo intrigante e vagamente retrò, “Don’t Call Me Any More”, con Erika che mette in mostra la sua voce caldissima e profonda, ma anche un andamento più sostenuto quando i ritmi aumentano vertiginosamente. Ad integrare il quadro dei brani, per così dire, appassionati, ci sono gli episodi dove scendono in campo i featuring. Assume un chiaro sapore noir, ma sempre intriso di blasfemia, “Devil Whistle Don’t Sing”, in cui Mark Lanegan è ancora una volta indiscutibile con il suo stile caratteristico, e che si associa bene al sound del duo napoletano. Infine, la conclusiva title-track dove si inserisce il contributo di Alain Johannes che colora ulteriormente il sound di base dei nostri. Non mancano, comunque, brani che riprendono il repertorio più classico della band: due brani su tutti, “Life’s a Bitch” e “Time Is Gonna Kill Me”, dove riemerge in maniera lampante la natura garage-punk di Erika e Gianni che ha contraddistinto la prima parte della loro carriera. Tra garage rock, punk, blues dal sapore acido, sensualità e chiarezza, The Devils sfoderano sicuramente l’album migliore della loro (sin qui) carriera, elevandosi così tra le band di punta della label italiana Goodfellas. Quando si dice che il terzo album di una band è la tappa cruciale di una carriera, sembra che The Devils abbiano centrato l’obiettivo in maniera chiara e indiscutibile, con la speranza che possano tornare a scorazzare in giro per l’Europa a diffondere il loro sporco verbo.
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