THE CRUEL INTENTIONS: No Sign Of Relief
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01/01/2019Una bomba all’adrenalina viene scagliata dalla Norvegia, un sound che non ha nulla a che fare, per molteplici aspetti, alla tradizione del paese d’origine. Sono gli Usa infatti i lidi dai quali i The Cruel Intentions attingono, regalando un sound a metà tra lo sleaze ed il punk. Guns n’roses e Sex Pistols si uniscono in un’unica creatura, a metà tra il concetto di hard rock e la freschezza dei sopra citati Pistols. Assoli di chitarra abbaglianti, ritmiche arrembanti e poi quel piglio crudo e sanguigno di una materia prima da plasmare, ma proprio per questo unica. La stridula voce di Lizzy DeVine è indubbiamente un’arma in più della band, retrogusto industrial negli echi che propone, “carta vetrata” che si colora di sintetico e che graffia senza compromessi. I ritornelli nei pezzi entrano subito nella testa dell’ascoltatore, formula ben congeniata che si basa su linee vocali già viste, ma che sono interpretate con maestria dai The Cruel Intentions. I pezzi sciorinano nel punto giusto quell’esplosione di energia che ci aspettiamo, diventando ideale metrica per eventi live, nei quali immaginiamo le cose potrebbero diventare ancor più interessanti. L’album, come da copione del genere, punta molto sulle melodie, sulla grinta delle ripartenze e su quella ridondanza tipica del ritornello sleaze. A lungo andare, il full-length, potrebbe tediare i palati più raffinati, ma la freschezza e l’adrenalina sprigionate sono innegabili. No Sign Of Relief si candida come album di punta della scena, perlomeno di quella del paese di origine. Ci sarebbe piaciuto che ogni tanto qualche schema venisse rotto, così che la matrice assolo e ritornello fosse talvolta scombinata, per dare meno punti di riferimento all’ascoltatore. Chiaro che il genere è questo e nessuno pretende che nulla venga sconvolto, ma è altrettanto auspicabile come qualcosa di più personale venga a galla nel corso del proseguo della carriera dei norvegesi. Ardore esala da ogni singola nota di un full-length che ci porta sotto ad un palco in cui leggerezza, strafottenza e spensieratezza regnano sovrani.
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