SUPERNAUGHTY: Vol.1
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20/02/2018Hard rock, stoner e punte di grunge con uno sfondo anni ’90. E' questo il panorama che ci ritroviamo di fronte ascoltando il primo lisergico capitolo in studio dei nostrani Supernaughty. Nati come cover band dei Black Sabbath, continuano ad avere oggi un sound settantiano, anche se con ambientazioni più esoteriche. Il lato più sofferto e classicamente accostabile al grunge, invece, lo riscontriamo nell'alone che avvolge i pezzi. E vai con la vita che scorre dolorosa, inspiegabilmente ancorata ad un concetto di felicità che pare essere miraggio lontano. Così, pian piano, rallentiamo il passo, fermandoci sotto un sole cocente, parvenza che svanisce e che non ci dà nemmeno più la forza dell’illusione. D’improvviso le cose cambiano, il passo cambia. Un incedere che incrocia le vie percorse da Queen Of The Stone Age, Kyuss ed Alice In Chains come poc’anzi affermato. Vena rock che trasmette sottilmente un brivido punk, restando ben ancorata a quei suoni e cliché del concetto più "hard" della definizione. In questo ideale viaggio che si chiama vita, fatta anch’essa di alti e bassi, i Supernaughty cercano un ruolo da protagonisti, reagendo e poi rifuggendo da un nero solco in cui erano momentaneamente finiti a livello emotivo. Le melodie disegnate da chitarra e voce restano ben impresse dopo pochi ascolti, aiutando l’ascoltatore ad assimilare e godere di suoni a cui magari non erano dapprima così avvezzi. Se andate cercando rivoluzioni qui non ne troverete, restando però piacevolmente colpiti dalla buona tecnica e soprattutto dalla passionalità con cui i pezzi vengono interpretati. Siamo convinti che, in sede live, questa realtà musicale possa sicuramente regalare emozioni proprio per l’intensità dei brani e per come sono strutturati. Complimenti ragazzi, avanti così.
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