STRANGEWAYS: Perfect World
data
06/10/2010Non è possibile che su un totale di undici tracce, sette di queste siano ballad o mid-tempo. Se aggiungiamo che la produzione accusa pecche sui suoni di chitarra e batteria la frittata è fatta. Terry Brock, dopo brillanti uscite con Giant, Slamer e due eccelsi lavori solisti, cade con questa reunion che incamera tutti i membri originali ad eccezione del bassista David Stewart, dove la ricerca dei fasti di 'Walk On Fire' è forte (loro pietra miliare del 1989 e sovente accostata a 'Foreigner 4', 'Escape' dei Journey e 'Vital Signs' Survivor), ma l'impresa già in partenza sembrava ardua, dopo alcuni ascolti di questo 'Perfect World' è evidente che l'impresa è fallita. Cercando di non considerare la produzione, la quale lascia tuttavia una riflessione che al giorno d'oggi artisti di questo calibro non riescano ad ottenere dei risultati quanto meno discreti, analizziamo meglio quest'opera. Si parte forte con la splendida title track che è forse l'unico pezzo in cui si respira l'aria di 'Walk On Fire': veloce, emozionante e trascinante. Dopo di che ha inzio il walzer delle ballad con "Borderlines" che richiama il nostro Zucchero (!), "Time" e "One More Day" che fanno il verso ai Dare e via così, chiamala atmosfera, chiamala passione, ma alla fine il sonno la fa da padrone e fino alla fine, ad eccezione della semi-movimentata "Movin On", il leit motiv è sempre lo stesso. In tutta onestà, non riesco a trovare dei punti positivi se non per un paio di pezzi, la voce di Brock è più che affermata e emozionante solo che tanto vale ascoltare il suo ultimo solo, o quel capolavoro di Slamer. Speriamo che all'imminente "Firefest" propongano una scaletta un po' più calda di questo 'Perfect World'.
Commenti