STEVE HACKETT: Wolflight
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10/04/2015Eterno Steve Hackett. Mai domo, tenutosi sempre fuori dalle correnti e dalle tendenze musicali, ha sempre percorso la sua personale strada fatta di album che hanno attraversato in più direttrici il progressive rock. Motivo per cui è rimasto sempre nei cuori di chi apprezza il genere, lontano dai clamori e dalle tentazioni commerciali in cui altri membri dei Genesis sono caduti, a torto, od a ragione. La conferma ulteriore arriva da questo nuovo lavoro, 'Wolflight', che se non brilla di qualità estrema, si piazza ad ogni modo tra i confini di un disco onesto, sincero, a tratti ispirato, ma dalla classe pue sempre sconfinata. Abbiamo notato Steve più riflessivo del solito in quanto molti sono i passaggi in cui la sezione ritmica si assenta per dare spazio ai tappeti sonori delle tastiere, ed ai ricami ed alle trame della sei corde dello stesso Hackett. In più di qualche punto 'Wolflight' perde però consistenza, manifesta un'espressività poco incisiva, e le idee a volte stentano a decollare. A favore giocano la grande padronanza della materia che favorisce con estrema naturalezza lo sviluppo dei brani, virtù che rende il disco un insieme dinamico e fluido che spazia da richiami quasi ambient/new age, a melodie arabeggianti (in cui imperversa il suo liuto a dodici corde). In mezzo risplendono tutto il candore e la complessità di un genere che non smette mai di dire quanto ha ancora da dire. E questo grazie soprattutto a signori come Hackett.
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Jan 6
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