STAGE DOLLS: GET A LIFE
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26/09/2004Ho faticato non poco per accaparrarmi una copia di "Get A Life", il nuovo cd in studio dei norvegesi Stage Dolls, ma, ve lo assicuro, ne è valsa assolutamente la pena. Vi dico ciò perché ci troviamo di fronte ad uno dei best melodic rock album dell'anno in corso, il quale possiede tutto, ma proprio tutto, ciò di cui un aorster è sempre all'assidua ricerca. Melodie angeliche, vocals strappacuori, tracce essenziali ma emozionanti, oltre che un pathos emotivo di livello veramente elevato. La comparazione stilistica, per tutti coloro che vogliono conoscere un riferimento già esistente cui affiancarsi, è il Bryan Adams di inizio anni novanta, quello che con "Waking Up The Neighbours" era pronto a scuotere, oltre che le porte del vicinato, anche quelle del mercato discografico mondiale, grazie ad un'invidiabile gusto musicale messo a disposizione di brani accomodanti e incredibilmente ruffiani, destinati a scalare le classifiche del globo pur mantenendo un intatto ed indiscutibile livello artistico. Ed è proprio da questa fonte che gli Stage Dolls sembrano aver direttamente attinto, riportando in vita il fantasma di un genere oramai perso nei meandri delle novità moderniste, e destinato a rimanere oggetto di apprezzamento e rivisitazione per i pochi attenti che, magari grazie alla visione del celeberrimo movie Robin Hood (con K. Kostner), decidono di esplorare un attimino più in profondità l'album del rocker d'oltreoceano, in cui era inserita la celeberrima song della colonna sonora. "Get A Life", nel suo incedere pacato e solare, ci invita ad assaporare i dolci momenti in cui vita e sentimenti si uniscono in un tutt'uno, trascinati da una vena romantica fuori dal comune, in cui le dolci note di alcuni indelebili ricordi, intarsiati di indimenticabili notti estive passate al fianco di qualcuno di importante, tocca con suadente armonia la parte più nascosta del nostro cuore, quasi a far rivivere le magie di alcuni tra i più bei momenti della nostra esistenza. Nessun elemento fuori dal comune, nessun virtuosismo o trovata geniale, ma solo tanta e tanta semplicità, al servizio di un intrattenimento genuino e luminoso, irrinunciabile per tutti i classici sognatori di prim'ordine, come magari gli appassionati visitatori della nostra rubrica Dreamland. Un vero e proprio matrimonio di melodia, in cui rock e poesia si uniscono in un favoloso e fantastico legame.
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