SLAYER: Repentless
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22/09/2015Non è mai facile parlare di un nuovo lavoro dei demoni della Bay area, in particolare dopo tutti gli eventi antecedenti all'uscita di 'Repentless', che è bene ricordare anche in questa sede: primo tra tutti, ahinoi, la morte di Jeff Hannemann, sostituito da Gary Holt degli Exodus, ed il nuovo abbandono, in polemica, di Dave Lombardo, rimpiazzato dalla vecchia conoscenza Paul Bostaph, nonchè il licenziamento di Rick Rubin in produzione. Il songwriting era iniziato nel 2011, interrotto più volte dai motivi che sappiamo, e singolo dopo singolo, alla fine siamo arrivati al prodotto finale. Allora, 'sto 'Repentless'? Cominciamo proprio con la title track, accompagnata da un violentissimo videoclip con nientemeno che Danny "Machete" Trejo nel cast, che ha un attacco di pura devastazione con un Araya più bestiale che mai. Il pezzo è bello cattivo, quadrato, non particolarmente innovativo, ma piacevole. "Take Control" sembra uscita da 'Diabolus In Musica', molto tirata ed essenziale, ma niente di che. Invece si distingue "When The Stilness Comes", che richiama qualcosa di 'Season In The Abyss' e 'Divine Intervention', col suo incedere lento e la sua negatività, ma mentiremmo se dicessimo che riesce ad arrivare ai livelli passati. In ogni caso, il drumming di Bostaph non suona male, sicuramente è meno complicato ed elaborato di quello di Lombardo, ma è soprattutto Gary Holt a sorprendere in positivo, con un perfetto affiatamento con KK, nonostante lo stile diversissimo che negli assoli viene fuori ("Cast The First Stone"), come se suonassero insieme da anni. Di "Implode" se n'è parlato un po', quando è uscita come singolo. Per quanto ci riguarda uno dei momenti migliori del disco, che si scrolla di dosso un po' della polvere accumulata coi mid tempo di cui sono composti la maggior parte dei brani. Ok, qui Araya non è nella sua forma massima, ma il pezzo funziona, e poi arriviamo a "Piano Wire", uno dei brani più attesi. Eh si, perché è l'unico a portare la firma di Jeff Hannemann, una sorta di testamento spirituale. Brano piuttosto lento e pesante, groovy con un feel punk nei riff e nelle linee vocali. Bello. E arriviamo alle ultime tre. La già annunciata "Atrocity Vendor", visibilmente un rip-off di 'World Painted Blood'. Poi "You Against You"": mamma mia, mazzatona figa, come ai bei tempi, classico assolo ignorantissimo di KK, e non vediamo l'ora di ascoltarla dal vivo. E "Pride In Prejudice", bel gioco di parole. Ma i break, la lentezza, la pesantezza...potevamo farne a meno. Va bene, ci hanno fatto aspettare sei, lunghi, anni, ci si è stretto il cuore per tutte le recenti disgrazie, e considerato tutto questo 'Repentless' non è neanche male. Certamente siamo ben oltre 'God Hates Us All' e tutti gli album venuti dopo, ma non siamo neanche un po' vicini al livello che ci si aspetterebbe. Purtroppo qui dobbiamo valutare e dobbiamo essere oggettivi. Ma per quanto ci riguarda potete anche evitare di leggere il voto e prendere questo disco a occhi chiusi, perché da un punto di vista morale 'Repentless' è incommensurabile.
P.s. Ma la copertina? Cazzo, è dai tempi di 'Reing in Blood' non se ne vedeva una così.
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