SKANNERS: THE SERIAL HEALER
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15/04/2008Sull'onda dei grandi ritorni di alcune delle più importanti bands del metal italiano degli anni '80 (Strana Officina, Sabotage e altri), riecco affacciarsi sulle scene i mitici Skanners, autori nelle decadi passate di alcune tra le pietre miliari dell'heavy italiano, quali 'Dirty Armada' (1986) e 'Pictures Of War' (1988). Per trovare l'ultimo parto della band italiana bisogna invece risalire al 2001, quando uscì il controverso 'Flagellum Dei'. Sono quindi passati sette anni, ed ecco che i nostri danno alla luce questo 'The Serial Healer': un ritorno in grande stile, che forse in pochi credevano possibile dopo tanti anni di silenzio. Il disco che non ti aspetti: potente, complesso, composto da dieci brani uno più bello dell'altro; il che testimonia come nell'heavy metal l'esperienza faccia ancora la sua parte. Alcune concessioni a sonorità moderne ci sono, ma la cosa non fa che impreziosire un sound eccezionale e potentissimo, sempre in bilico fra l'heavy rock e l'heavy metal. Già dalla opener "Soul Finder", nella quale si sente tantissimo l'influenza di certo heavy metal a là Judas Priest, si possono intuire le intenzioni battagliere della band; altrettanto travolgente è la seguente "Welcome To Hell", mentre "To Die Is Not Forever" segna il passaggio a ritmi più cadenzati, anche se altrettanto entusiasmanti; decisamente più veloce è invece "The 17th Victim", uno dei brani dell'album che preferisco assieme alla seguente "Iron Horse", nella quale si fanno ancora prepotentemente sentire le influenze del Prete di Giuda; la title-track è forse uno dei pezzi meno riusciti del lotto, anche se non costituisce una caduta di tono, ma segna lo spartiacque fra la prima (devastante) parte dell'album e la seconda metà, caratterizzata da alcuni brani più lenti e cadenzati (come la suddetta "The Serial Healer", "The Dream", "Beyond Darkness", la spettacolare "Immortality"), anche se non mancano sfuriate heavy metal come la stupenda "Flash Razor". Un disco complessivamente più che riuscito, che si candida a diventare una delle migliori uscite dell'anno. Ancora grazie alla combattiva My Graveyard Productions del prode Giuliano Mazzardi, che ha saputo recuperare dall'oblio una band che ha fatto la storia della musica heavy italiana, ma che (per nostra fortuna) ha ancora tanto da dire.
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