SIX MAGICS: BEHIND THE SORROW
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28/02/2010Al loro quarto lavoro in studio, i Cileni Six Magics tentano il salto di qualità con "Behind The Sorrow". Riuscirci o meno non è però solo questione di propositi, ed è al varco della prova-ascolto che le band impreparate cadono. I Six Magics inciampano, barcollano, ma in qualche modo reggono il colpo. Spostatisi su un versante più marcatamente Heavy rispetto agli esordi (ai margini del Symphonic), tentano di definirsi una propria nicchia che strizzi l'occhio al Gothic ed al Melodic, con risultati abbastanza altalenanti ma nel complesso positivi. Certo le iniezioni di Lacuna Coil che infondono melliflue voluttà ad un nerbo di robusto Heavy in stile primi anni '90, con chitarre cupe e rocciose e ritmiche pesanti ma non troppo veloci, creano un insieme piuttosto godibile. Ma c'è sempre l'impressione che manchi qualcosa, una botta di vita che porti le melodie un po' più lontane dal regno della prevedibilità e che permetta alle atmosfere di addentrarsi nel mondo del caratteristico, sfuggendo alla ragnatela di freddo tecnicismo che impedisce ai brani di librarsi e catturare. Catturare o farsi catturare, in fondo sta tutto qui: nel caso dei pezzi di "Behind The Sorrow" non si va oltre una gradevolezza lascivamente vanagloriosa, che come una splendida donna di plastica colpisce l'immaginazione ma non vi si imprime in maniera indelebile. Sono infine catturati, quindi, intrappolati in un sistema stereotipico di melodie e ritmiche che, nella loro gradevolezza, risultano infine passeggeri e fumosi, incapaci di persistere nella mente e nelle orecchie dell'ascoltatore. Questo è solitamente un effetto tipico della musica del mainstream, ed è sempre interessante notare come certe sonorità siano sempre in pericoloso equilibrio precario tra un ampliamento di orizzonti e di pubblico e la rovinosa caduta verso uno stato di transitorietà inapprofondibile. Nulla di male, quindi, in questo "Behind The Sorrow". Ma nemmeno nulla di bene: fluttua, sta sospeso, e nulla più. E viene trasportato dal flusso del tempo, che lo allontana dalla memoria rapidamente come vi era entrato.
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