SHINING BLACK: Postcard From The End Of The World
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28/03/2022Che la collaborazione fra il chitarrista massese Olaf Thorsen e il cantante proveniente dall'Ohio Mark Boals avesse carattere tutt'altro che occasionale era fuori discussione, tra l'altro si vociferava di un sodalizio tra i due fin dal 2014, concretizzatosi due anni fa con l'uscita dell'omonimo debutto 'Shining Black' appunto. Il successo, quantomeno a livello di consensi di critica, ha spinto i due ad andare avanti in questa direzione proponendo un sequel all'insegna della grande qualità; il mix tra power metal, melodia ed hard rock (con qualche importante sfumatura progressive) riesce anche stavolta a fare breccia nei nostri cuori in maniera elegante, mai scontata, un lavoro insomma che mette in mostra la maturità di questi due musicisti dall'elevato pedigree artistico, magari stavolta manca il brano che 'spacca', ma complessivamente il livello del songwriting è prossimo all'eccellenza, ciò forse determina un ambiente un tantino asettico, però il coinvolgimento emotivo comunque non manca: l'opener e l'ariosa "Summer Solstice Under Delphi's Sky" sono qui a dimostrarcelo, preceduta dall'heavy potente "We Are The Death Angel" dall'impeccabile refrain come altrettanto impeccabile il lavoro alle tastiere di Oleg Smirnoff, amico di lunga data dello stesso Thorsen. Di notevole spessore la semi-ballad "Like Leaves In November" che dopo un avvio un po' in sordina mostra tutto il suo piglio pomp, e Mark è autore di una performance veramente coi fiocchi: emozionante. Con "A Hundred Thousand Shades Of Black" i due tornano a fare la voce grossa, il ritmo si fa incalzante e il potente chitarrismo di Olaf perfettamente sostenuto dalle tastiere mostra tutta la sua carica energizzante, magistralmente replicata dalla successiva "Faded Pictures Of Me" dalla strofa più semplice, ma non per questo meno efficace, veramente scintillante la sua melodia; "Mirror Of Time" ci colpisce per il suo gusto prog irrobustito da una ritmica furiosamente heavy, mentre il duo finale “Fear And Loathing” e “Time Heals, They Say” sono altri due buonissimi brani che nulla aggiungono e nulla tolgono al risultato finale. A conclusione di questa disamina merita spendere due parole su Olaf Thorsen, sempre capace di tracciare melodie piene di classe e parti soliste di indubbio valore senza mai indulgere nel tecnicismo esasperato, e su Mark Boals in tiro come mai lo si era visto da un bel po' di anni a questa parte, sembra stia vivendo davvero una seconda giovinezza. Speriamo che la partnership tra Olaf e Mark possa proseguire perchè siamo convinti che questi due valorosi talenti possono ancora darci tantissimo.
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