SCALA MERCALLI: 12TH LEVEL
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10/01/2006E arriva finalmente il debutto per gli Scala Mercalli, tecnicamente attivi dal 1992 e con una carriera costellata di demo (dei quali alcuni accolti entusiasticamente da pubblico e critica, come lo storico "Gargoyle") e di tante promesse non ancora mantenute. Il batterista Sergio Ciccoli è finalmente riuscito a portare la sua band al tanto sospirato traguardo dell'esordio, con la nuova stabile e rodata formazione... il risultato non è però perfetto come ci si potrebbe aspettare da una band di così lunga militanza, ma considerando gli innumerevoli sconvolgimenti di line-up e l'ansia di terminare al più presto la missione si può ben capire perchè non sempre questo lavoro risulti all'altezza delle possibili aspettative. I problemi evidenziati sono squisitamente tecnici: la produzione del disco è decisamente improvvisata e immediata, fatta quasi a tirar via, e l'esecuzione non è sempre perfetta... in fin dei conti sempre di heavy metal si tratta, e questi possono essere difetti secondari, se non che il suono della batteria risulta appiattito e le chitarre perdono completamente di incisività, in parte rovinando il bello e intricato lavoro delle due asce incrociate, a tratti vicino alla grande tradizione americana a tratti prettamente maiden/priestiano. I problemi sopra citati vengono fortunatamente vanificati dalla formula, spesso vincente, adottata dai nostri: heavy metal robusto, melodico ma mai sdolcinato, aggressivo e caotico un po' come accadeva agli inizi per i conterranei (e ex-commilitoni) Centvrion, cantato da una voce quantomai inusuale come quella di Christian Bartolacci, per il quale un buon termine di paragone può essere il criticatissimo Gerrit Mutz (voce dei mai troppo lodati Sacred Steel). Sguaiato, acerbo e sregolato, è un singer che verrà apprezzato probabilmente dai cultori di certo heavy metal ottantiano più che dal grande pubblico sempre affamato di voci bianche e professori di conservatorio! Il songwriting non è sempre di ottimo livello ma può contare su un grande anthem quale "Scream Of Revenge", sulla collaudata "Banshee's Whisper" e sulla feroce "Bloody Night" dal pregevole riffing tipicamente US metal-oriented. Brani più melodici quali "Dissolved In Time" o "The Sign" riescono meno a colpire nel segno, così come la scontata "My Daemons" che parte benissimo per poi attestarsi su un refrain alquanto trascurabile... lodevole la scelta di recuperare il classicone "Queen Of The Dragons", da sempre il pezzo più amato della band marchigiana! In sintesi, il disco scorre via molto bene, e i fan del metal sound più classico potranno sicuramente godersi questa bella dose di adrenalina, con i dovuti "se" e "ma" del caso!
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