SAXON: CALL TO ARMS
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20/07/2011Inossidabili i Saxon. Quando credi che il loro tramonto è prossimo, quando gli ultimi album, seppur decenti, scemano in qualità pubblicazione dopo pubblicazione, ecco che arriva questo 'Call To Arms' a smentirti ed a farti sapere che il vecchio leone inglese ha la pelle ancora molto dura. Dopo le parentesi quasi power di album come 'Lionsheart' ed 'Inner Sanctum', oneste, ma non memorabili; dopo il riciclo delle sonorità fresche ed elettriche di 'Solid Balls Of Rock' con l'accettabile 'Into The Labyrinth', ora Biff e soci rispolverano il sound più viscerale made in '80 sotto una veste più moderna. Ma a fare la differenza, positivamente, è la qualità del materiale. Una produzione quasi live ne delinea l'ossatura imponente, poi ad imporsi sono le melodie, la dinamicità delle composizioni, l'essenzialità dei riff, la voce di Biff sempre più potente e squillante che matura con l'andare del tempo. Brani come "Mists Of Avalon", episodio immenso da qualsiasi angolatura lo si ascolta, l'epicissima title-track riproposta nel finale anche in versione orchestrale, le due tracce killer "Hammer Of The Gods" e "Surviving Against The Odds", vere e proprie rasoiate che ti affettano le carni con tagli chirurgici sono le vette più alte raggiunte da 'Call To Arms'. Ma non è mica tutto: "Afterburner" è un proiettile dal grosso calibro che perfora qualsiasi cosa da parte a parte, "When Doomsday Comes" mette i brividi con il suo incedere drammatico e sorprende per l'assolo finale di tastiere ad opera del grande Don Airey, ospite dell'album. Insomma, un disco con le contropalle, massiccio, ispirato, fottutamente heavy, che attualmente non ha rivali in campo classico. Una band che stavolta lascia il segno non solo per la sue incendiare performance dal vivo, e che trova più di uno stimolo per continuare a sfornare album in futuro. Altro che ciofeche atomiche come 'The Final Frontier'.
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