RAIN: DAD IS DEAD
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15/05/2008Dopo lo split che ha portato alla nascita di due band dall’originario combo emiliano, la frangia che ha mantenuto il monicker degli storici Rain torna a proporsi sugli scaffali con un nuovo lavoro, 'Dad Is Dead'. Il full lenght si apre sin da subito con una promessa di stile retrò e di mancanza totale di compromessi: al di là di qualsiasi lusinga di mercato, i Rain portano avanti il loro Heavy di matrice Hard Rock ottantiana fin nelle fondamenta, forti di una classe ed uno stile che sono frutto di passione, tecnica ed esperienza. Sonorità potenti e ritmiche trascinanti fanno da intelaiatura su cui costruire un disco fatto di linee melodiche che si stampano nella memoria, alzando il livello di adrenalina dell’ascoltatore e portandolo irrimediabilmente verso la sordità causata dall’eccessivo aumento compulsivo del volume dello stereo. Basta sentire 'Mr. 2 Words' per farsi un’idea di cosa si intenda per Hard & Heavy puro, o la seguente 'Love In The Back' per rendersi conto di come l’eredità di band come i Motörhead non sia andata perduta, ma rielaborata per renderla di più leggero ascolto. Le influenze, come è sempre stato nella storia della band, sono diverse; nessuna però sufficientemente cruciale da permettere di accostare i Rain ad una band particolare, se non forse, alla lontana, ai “cugini” Crying Steel (e qui si potrebbe sindacare sulla primogenitura dell’uovo o della gallina, mentre è decisamente preferibile limitarsi ad apprezzare le capacità di entrambi i gruppi): piuttosto, i nostri mostrano ancora una volta come la loro musica sia il frutto di un’approfondita conoscenza della scena (e della scuola) Hard & Heavy ottantiana in tutti i suoi aspetti, con quell’impronta da bikers che contraddistingue e caratterizza in maniera suggestiva l’intero disco. Le vocal lines rimandano vagamente ad un Blaze Bayley del periodo pre-maideniano (mai sentito parlare di Wolfsbane?), più per timbrica che per melodia in realtà, anche se pezzi come 'Red Kiss' e la successiva 'Last Friday' stabiliscono un richiamo tra le due band anche dal lato delle linee melodiche. Una particolare menzione va fatta alla title track 'Dad Is Dead', pezzo riecheggiante di memorie degli Iron Maiden di 'Two Minutes To Midnight', pur sempre con una personalità tale da rendere queste ultime più una strizzata d’occhio che un richiamo. Infine molti gradiranno la cover dei The Cult 'Rain', riproposta con la partecipazione di Steve Sylvester e Freddy Delirio dei Death SS. 'Dad Is Dead' segna il ritorno sulle scene di una delle band italiane che maggiormente hanno saputo apprendere, approfondire e mettere a frutto le lezioni dei grandi internazionali del Metal classico e dell’Hard & Heavy: un ritorno in grande stile, un album che a pieno titolo si posiziona tra le migliori uscite di questa prima metà del 2008. Da comprarsi assolutamente: praticamente impossibile rimanere delusi.
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