PHARAOH: The Powers That Be
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01/07/2021Finalmente giungono notizie riguardo i Pharaoh, band americana di fatto autentici desaparecidos della scena heavy metal, 'The Powers That Be' rappresenta il loro risveglio dopo una letargia lunga ben nove anni, una letargia che pare non abbia minimamente scalfito il loro valore artistico visto il mantenimento dell'ottimo livello qualitativo riscontrabile nel corso dell'ascolto del suddetto cd. Botte vecchia dà sempre buon vino, ne è testimonianza la voce di Tim Aymar, oramai prossimo alla sessantina ma che riesce a preservare in pieno la propria intensità. Riff alla Metal Church (come si potrebbe evincere dal titolo dell'album) ma anche in stile Armored Saints si intravedono nelle due iniziali tracce (da rimarcare la presenza in sede di guitar solo di Daniel ‘Chewy’ Mongrain dei Voivod), e in generale si ha a che fare con un lotto di brani tendenzialmente aggressivi e ruvidi, anche oscuri, possiamo apprezzare alcuni passaggi arpeggiati, a volte prog oriented e tutti i componenti della band appaiono decisamente ispirati. Comunque Matt Johnsen e soci non lavorano solo di sciabola, si ascolti "Waiting To Drown" dal sapore darkeggiante ben bissata dall'altra entusiasmante semi ballad "When the World Was Mine" che stemperano una certa irruenza nell'approccio, viene mantenuta anche una interessante linea melodica di fondo senza ricorrere a forzose mielosità o arrangiamenti ampollosi, certo è che quando ci si trova dinanzi a brani quali "Ride Us To Hell" o a una mazzata in pieno stile Running Wild quale "Freedom" il nostro contegno va a farsi benedire e lo scapocciamento è inevitabile; il sipario si chiude alla grande con la cangiante "I Can Hear Them". Al di là del (lecito) dubbio di quanto dobbiamo attendere per una prossima release (se mai ci sarà) del quartetto d'oltreoceano l'invito è quello di mettersi all'ascolto di quest'opera cercando di cogliere le peculiarità del sound di una band compatta e con le idee molto chiare.
A cura di Alessandro Mencarini - Voto 80
I veterani US power metallers Pharaoh ritornano dopo ben nove anni con il loro quinto full-lenght. Sottovalutati, se si guarda alla loro popolarità in relazione al giudizio maturato sulla loro produzione, hanno nel singer Tim Aymar, presente nell'album dei Control Denied dello scomparso Chuck Schuldiner, la figura più nota. Il loro è un power metal prettamente di matrice nordamericana, si pensi ai Jag Panzer ad esempio. Ma non mancano, in particolare in quest'ultimo lavoro, inflessioni progressive che fanno pensare ai già citati Control Denied o alle più lunghe e progessive composizioni degli Iron Maiden, in particolare in "Lost In The Waves" e "I Can Hear Them" . Anche il solismo chitarristico si fa notare, variegato e spiazzante il giusto per suscitare interesse, non riducendosi quindi a mero interludio nei pezzi: si vedano soprattutto "Will We Rise" e la più diretta "Ride Us To Hell". Certo, non tutti i brani sono allo stesso livelli: le due ballad "Waiting To Drown" e "When The World Was Mine" non sono il meglio della produzione dei Pharaoh e "Freedom" è semplicemente, per musica e testi, banale. Ma la gran parte del lavoro è power metal con venature progressive di ottima fattura, fino alla perla del lotto, "Dying Sun", lunga, potente e struggente.
A cura di Edoardo Scaramuzzino - Voto 77
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