OVERLORDE: RETURN OF THE SNOW GIANT
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10/04/2005La reunion dei misconosciuti US metallers Overlorde è un evento la cui importanza interesserà ben poca gente: dopotutto, con un unico mini registrato nel 1987 alle spalle, è più che legittimo aspettarsi il solito pastrocchio spacciato per "cult" dai vari specialisti del settore, registrato nel cesso col pretesto dell'attitudine underground e osannato per 2 settimane e presto dimenticato come il suo predecessore ottantiano. E, sorpresa sorpresa, così non è. "Return Of The Snow Giant" è invece un disco talmente fresco da far pensare che gli Overlorde si siano formati l'altro ieri, e contemporaneamente è il prodotto di una band d'esperienza e ben consapevole di come si suona il grande heavy metal nell'anno di grazia 2005. Il metallo degli Overlorde, pur essendo fedelissimo alla linea e inquadrato appieno nelle coordinate dell'heavy americano d'annata, è anche alieno dai dejà-vu ottantiani d'accatto che rendono tanto prevedibili lavori del genere, complice una produzione cesellata come si deve accoppiata alle ottime doti compositive ed esecutive di Mark Edwards e soci, che per cantare i loro inni metallici si sono avvalsi nientemeno che di Bobby Lucas, già visto nei Seven Witches e che qui dà fuoco alle polveri con una prestazione a dir poco esplosiva! Niente di nuovo sotto il sole, sia chiaro: gli Overlorde suonano un classicissimo heavy americano sulla scia di Armored Saint, Vicious Rumors e primissimi Jag Panzer, con riffoni priestiani, cavalcate inarrestabili, ritornelli ficcanti e aggressivi e tantissima attitudine per forgiare un roccioso e robustissimo US power come non se ne sentiva da tanto. Quello che li rende diversi e godibili è l'altissima qualità dei pezzi, oltre che una certa varietà che fa chiudere l'occhio anche su certe soluzioni un po' dozzinali e prevedibili (tipo "Starcastle" o "Metallic Madness"): brani come la potentissima "Ogre Wizard", l'epica e lunga "Mark Of The Wolf" o la bellicosa "Hell Hath No Fury" sono un piacevole tuffo in sonorità ormai vecchie ma rinverdite da un savoir faire metallico degno di nota, che ridà nuova linfa a quella "Stone Giant" già inclusa nel misconosciuto mini datato '87 di cui sopra e che qui ha il compito di aprire le danze. Certo, gli Overlorde non reinventano niente, ma la loro onestà, la loro sincerità, e soprattutto il loro essere dannatamente efficaci nelle vesti di alfieri del puro heavy metal americano nel nuovo millennio, li rendono un acquisto consigliatissimo a tutti gli amanti delle sonorità più classiche.
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