OPETH: The Last Will and Testament
data
21/12/2024Gli Opeth tornano con un nuovo album in studio, 'The Last Will And Testament', a cinque anni di distanza dal precedente 'In Cauda Venenum'. Si tratta di un concept album, con una storia caratterizzata da una trama complessa ma anche alquanto significativa, ambientata nel primo Dopoguerra. Le tracce sono concepite dunque come capitoli della storia, tanto che non hanno neppure veri e propri titoli (a parte l'ultima) ma sono semplicemente numerati. Si tratta di un album alquanto particolare, fortemente intriso di prog rock settantiano, con brani dalla struttura tutt'altro che semplice e lineare, nei quali si articola il concept con i suoi temi cangianti, tempi dalla complessa periodicità (ottimo il lavoro del nuovo batterista Waltteri Varyrynen), ritmi sincopati e persino l'utilizzo di strumenti tipici come il mellotron, il mini-Moog e l'hammond, per non parlare del flauto di Ian Anderson dei Jethro Tull (che suona in un paio di brani), o persino l'arpa, presente nella quarta traccia. Si ravvisano decise influenze anche dei Pink Floyd (com'è noto, una band molto amata dagli Opeth), ma a rendere il sound ancora più complesso e variegato contribuisce il fatto che il gruppo svedese si avvale anche di orchestrazioni, senza però rinunciare al suo lato più metal, con tanto di growl vocals. Il risultato è un album davvero affascinante e talvolta anche persino spiazzante. Le tracce sono dunque intrise di chiaroscuri e atmosfere sferzanti, talvolta cupe e oscure oppure introspettive e dalla forte carica emotiva, alla quale contribuiscono di tanto in tanto splendidi assoli incentrati più sul feeling che riescono a creare che non sul virtuosismo, come avviene ad esempio nel finale di "A Story Never Told", una sorta di ballata dalla struttura comunque alquanto aperta. 'The Last Will and Testament' si colloca certamente distante dai capolavori del passato della band, ma bisogna altresì tener conto di come il sound del gruppo di Mikael Akerfeldt si sia evoluto e modificato nel corso degli anni, per cui possiamo considerarlo un buon compromesso tra quel tipo di sonorità e le più recenti attitudini della band svedese, che dimostra così di aver raggiunto un ottimale punto di incontro tra tutti i diversi elementi che hanno caratterizzato il loro stile nel tempo, con risultati veramente apprezzabili.
Commenti