NILE: THOSE WHOM THE GODS DETEST
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20/10/2009Forti più che mai, dal regno del Nilo e delle piramidi l'inarrestabile l'armata condotta da RamSanders sferra il proprio assalto alle orecchie degli inermi metalhead, con la fiera intenzione di condurre tutti dinanzi al muso allungato di Anubis. Facezie a parte, questo sesto album dei Nile, a due anni dal mezzo passo falso 'Ithyphallic' vede gli archeologo-deathster tornare verso sonorità più ragionate e marziali, dove l'epicità ispirata dal ben noto conceipt degli statunitensi trova felice accostamento con tecnica e potenza. Ciò che sorprende è l'incredibile pulizia della produzione, potentissima, pompata ma assolutamente limpida, così come il cantato, meno gutturale e basso del solito. La perentoria opener "Kafir!" ci trascina immediatamente sulle rive del Nilo indietro di due millenni, con i cori mediorientali che ben si adagiano al complicato e pesantissimo riffing, riconoscibile trademark della band anche se, come dicevamo prima, il sound presenta una tale pulizia da ricordare addirittura gli allievi prediletti Behemoth. Perciò sentiamo fin dall'inizio una band che viaggia a più velocità, che fa dell'epico breakdown la sua forza, e il meglio deve ancora arrivare: dopo la morbidangeliana "Utterances Of The Crawling Dead" tutti pronti a inchinarci dinanzi alla monumentale title track, introdotta da una tipica musica arabeggiante, che ritroveremo a metà pezzo incastonata tra il delirante riffing della coppia Sanders/Toler-Wade e la devastante batteria di Kollas, equalizzata dal mitico Erik Rutan. Potremmo dire che con l'anthemica "4th Arra Of Dagon" si raggiunga il momento più alto dell'album, senza nulla togliere al resto dei brani, com l'ottima "Iskander D'hul Karnon", vera e propria lezione di tecnica e stile, ideale conclusione di un album che per quanto non dica nulla di nuovo, si lascia ascoltare e adorare per quello che è, un'ottima dimostrazione di metal estremo.
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