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NARNIA: THE GREAT FALL

data

16/11/2003
80


Genere: Hard'n'Heavy
Etichetta: Nuclear Blast
Anno: 2003

I christian rocker Narnia ci raccontano della caduta del nostro tempo, quello costipato dagli stolti che infiammano gli scenari (negli ultimi anni quelli più inconsueti) di mezzo globo, e ispirati dai fatti tragici più recenti che non potevano non toccare la sensibilità acuta di Grimmark e Rivel, insieme deus ex machina del gruppo. E grazie proprio alla loro sensibilità che i nostri ben trasmettono in musica la loro inquietudine, enfatizzata da chorus drammatici e tastiere "orchestrali" che affiancano brillantemente la vena creativa che fin dall'esordio("Awakening") non è mai scesa né a compromessi né a cali di sorta. Un band ben quadrata, quindi, che porta avanti il proprio discorso con coerenza ed efficacia, capace di emozionare senza mai scadere nel banale sia a livello lirico, sia strumentale, e che si muove su terrori differenti che spaziano dal metal neoclassico moderno all'hard tradizionale di matrice rainbowiana, fino ad accelerazioni "power" tant'è che molti, nel tentativo di etichettarli, li calano in tale calderone(secondo me a torto). Ma a questo quarto giro di boa il quintetto svedese riesce nell'impresa di equilibrare alla perfezione le composizioni mettendo del tutto a tacere le etichette. Le iniziali "The Countdown Has Begun" e "Back To Hell" sono brani talentuosi e di gran classe, veloci e con inserti melodrammatici che spezzano la tensione e raccolgono sprazzi di tempo per riflettere in mezzo alla tempesta; poi si susseguono mid-tempo e momenti più riflessivi che ben si adattano al tema lirico trattato: una sacralità musicale che li contraddistingue dal marasma generale del filone classico che imperversa soprattutto nel vecchio continente, e che ormai fa della doppia cassa a manetta una base comune su cui muoversi, e che a volte raggiunge aloni misterici ed oscuri che tocca l'apice nella lunga e conclusiva suite "The great Fall Of Man"(ospite di lusso Eric Clayton dei Saviour Machine), una marcia a tratti funebre, in altri eterea, che mette fine ad un disco ottimo sotto ogni punto di vista. Come già nei precedenti lavori, si riscopre in gran spolvero il gusto fine della sei corde di Grimmark che genera assoli melodici che colpiscono al cuore, senza mai strafare con scale veloci, ma anche una grinta maggiore nei riff, più essenziali a mo di rasoio come nella già citata "Back To Hell", aggraziata nel primo e secondo verso e più feroce nel bridge e nel chorus. Ogni componente, comunque, è in gran forma, con Rivel a capeggiarla con personalità guidando i compagni di viaggio come un sacerdote indica la via spirituale da far seguire alla propria comunità: bellissima "No time to lose", lento cammino che sembra risorgere dalle ceneri di "Catch The Rainbow", ma con un afflato sinfonico amplificato che mette i brividi e che contribuisce, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, a condurre per mano la band nel firmamento del metal melodico europeo.

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