MOTÖRHEAD: KISS OF DEATH
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27/08/2006I Motörhead, si sa, sono i Motörhead (e io dopo questa posso anche andare a nascondermi). Per la band di Lemmy gli studio album sono diventati da un po’ di tempo a questa parte un semplice modo di far ricordare a tutti che il power trio per eccellenza sa ancora buttare giù qualche accordo e riff e registrare in studio; magari poi il tutto diventa una cosa interessante (“Inferno”, “We Are Motörhead”) o evitabilissima (“Snakebite Love”, “Hammered”), ma anche tutto ciò è superfluo. Le uniche cose che cambiano dopo la release di un nuovo disco dei britannici sono le opinioni di giornalisti, fan e qualche lieve modifica nelle live setlist. L’ultimo “Inferno” targato 2004 si rivelava soprendentemente valido, ricco di pezzi da manuale che mettevano bene in mostra l’ottima forma della band. Confermando in pieno la regola cerchiobottista che sembra impregnare gli ultimi dischi di Lemmy e co. “Kiss Of Death” è in realtà un disco sufficiente ma che fatica a raggiungere i fasti del suo predecessore. I pezzi validi non mancano: l’opening caterpillar “Sucker”, la trascinante “Trigger” (il brano che più mi ha convinto), la ballad “God Was Never On Your Side” e la sfacciata “Christine” sono i candidati più papabili ad inserirsi sgomitando tra i classici durante i prossimi concerti, mentre il resto scivola via senza troppi fremiti. Ma di tutto ciò, e qui ritorniamo alle prime frasi della recensione, non fregherà niente a nessuno, perché siamo pur sempre parlando dei Motörhead. Un 65 politico, e ci vediamo al prossimo concerto.
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