METALLICA: Death Magnetic
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26/09/2008Con tutta probabilità il disco metal più atteso di questo 2008 (i Four Horsemen riescono sempre a smuovere le masse), ecco a voi Death Magnetic, nona fatica dei Metallica. Per prima cosa va detto che rispetto a 'St. Anger' la resa sonora (qui ci ha messo le mani anche un certo Rick Rubin) torna ad essere degna di tale nome (a partire da una batteria che nel disco precedente era davvero inascoltabile) col risultato complessivo che ovviamente ne trae beneficio. È un heavy metal arcigno quello dei quattro ‘Tallica, con qualche idea ben sviluppata e decisi accenni al proprio glorioso passato thrash: in quest’ottica non possiamo esimerci dal notare come "The End Of The Line" vada a ricalcare certi passaggi della celebre "Creeping Death" (facendo ovviamente le giuste proporzioni). Va di pari passo "My Apocalypse", una tipica thrash metal song tutta d'un pezzo, in cui Hetfield (giuro non è un’eresia) sembra a tratti vestire i panni di un Araya meno sguaiato (ecco l’ho detta! Ora verrò sventrato sulle note di "Kill Again"). 'Death Magnetic' è in ogni caso un lavoro complesso, ricco di tante sfumature, senza dubbio la migliore uscita discografica dei quattro dai tempi del black album (era il 1991!), e quindi una piacevole sorpresa per chi come me ormai aveva quasi perso completamente le speranze. Non è però ancora giunto il momento di gridare al miracolo per l’avvenuta redenzione del gruppo di San Francisco, sia chiaro, dato che anche in quest’occasione ci sono situazioni del tutto trascurabili, a cominciare da quelle che derivano da quell’inarginabile prolissità, ormai trademark del quartetto californiano (come nel caso della pur discreta opener "That Was Just You Life" o di "All Nightmare Long" che ci impiega un paio di minuti prima di ingranare e di diventare un brano realmente trascinante). Certo è incoraggiante risentire i Metallica alle prese con determinate sonorità e ritrovarsi ad apprezzare degli assoli degni di tale nome, come quelli che impreziosiscono "The Day That Never Comes", una "One" contemporanea (un’altra condanna a morte per il recensore?), capace di ravvivarsi nella seconda parte come la sua illustre antenata nata vent’anni or sono. E se da un lato boccio senza pietà l’ibrida "Cyanide", d’altro canto non posso non apprezzare "The Unforgiven III" meno parodia e più consistenza rispetto al capitolo II della saga, e il fiume in piena "Suicide & Redemption", pezzo strumentale di quasi dieci minuti in cui (scremando a dovere) troviamo tracce di una metal band di classe, che sembra avere ancora qualcosa di interessante da dire. Prima di 'Death Magnetic' non ci avrei scommesso un euro. In attesa che anche i metallari più intransigenti perdonino i Metallica per i passati “tradimenti” (credo bisognerà attendere almeno una The Unforgiven VIII), io intanto mi godo questa nuova discreta release.
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