METALLICA: ...AND JUSTICE FOR ALL
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02/04/2004A distanza di due anni dal pluri-osannato “Master Of Puppets”, i Metallica tornano a farsi vivi con la quarta release, che tra le tante novità, vede innanzitutto Jason Newsted ricoprire il ruolo di bassista lasciato vacante dalla tragica scomparsa di Cliff Burton. “…And Justice For All” è un lavoro solido, granitico, come da tradizione, ma, come è già accaduto in passato, qua e là fanno capolino riusciti accenni melodici, che, se non altro, riescono a far risaltare maggiormente i momenti più heavy. Anche la velocità d’esecuzione subisce un non marginale rallentamento a favore però di suoni più pesanti e ritmiche più cadenzate, fatta eccezione per alcuni episodi come la conclusiva “Dyers Eve”, dove i ritmi sono già di per sè elevatissimi e un Ulrich sugli scudi si trascina gli altri dietro col suo doppio pedale. L’hit dell’album è “One” capace di rappresentare al meglio il lato duplice della proposta musicale dei quattro thrasher: è una canzone sostanzialmente divisa in due tronconi, che rappresentano perfettamente l’evoluzione avuta dalla band. La prima parte del brano è dominata da toccanti atmosfere semiacustiche il cui feeling decadente è reso benissimo dall’ interpretazione vocale di Hetfield: l’ultima frazione di “One” è invece giocata su territori più dannatamente thrash, in cui tutti gli strumenti offrono il meglio possibile del repertorio, amalgamandosi in un assalto sonoro perfetto nella sua monumentalità. Si mantengono su binari conosciuti e con ottimi risultati anche l’opener “Blackened” (in cui il Newkid Newsted è all’esordio anche come song writer) e la quasi totalmente strumentale “To Live Is To Die” che annovera tra i credit anche il nome di Cliff Burton. In definitiva “…And Justice For All” è un album convincente, che però non riesce nel difficile, se non impossibile compito di ripetere i fasti del suo illustre predecessore. Non tutto infatti funziona alla perfezione: ci sono brani (pochi per fortuna) in cui i momenti brillanti sono rari e si perdono nella mediocrità generale, ad esempio certi stralci di “Eye Of The Beholder” o di “The Fryed Ends Of Sanity” che non sono né carne né pesce, ma piuttosto un mix inconcludente tra i Metallica della prima era e quelli degli anni novanta.
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