MEGADETH: Dystopia
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23/01/2016La carriera dei Megadeth, o se vogliamo di Dave Mustaine potrebbe essere riassunta in breve come una costante di alti e bassi, con i primi a toccare vette di eccellenza, ed i secondi a raggiungere risultati francamente imbarazzanti. A prescindere dall’immagine che il mastermind ha sempre dato di sè stesso (non è questa la sede adatta per discuterne), la produzione strettamente musicale dei Megadeth ha scritto la storia del metal nel bene e nel male. Da una quindicina d’anni e altrettanti cambi di line-up Mustaine si arrangia come può, tra prodotti più che discreti che rimandano ai gloriosi tempi passati ('United Abominations', 'Endgame' e 'Th1rt3en' sono tutt’altro che da buttare), e l’ultimo francamente imbarazzante 'Super Collider' che aveva fatto pensare un po’ a tutti che il buon Dave avesse finito le idee. E invece il copione si ripete: ennesimo cambio di formazione (stavolta davvero maiuscolo: il disco è stato infatti registrato con l’aiuto di Chris Adler dei Lamb Of God alla batteria e il nuovo acquisto Kiko Loureiro ad affiancare Mustaine alla sei corde; sappiamo tutti di chi stiamo parlando), ennesimo colpo di spugna, e va detto che il risultato è tutt’altro che fallimentare. I Megadeth sono infatti tornati a fare ciò che gli riesce meglio, e si capisce subito fin dall’opener 'The Threat Is Real': chitarre prepotenti, riff altrettanto prepotenti, assoli a profusione, insomma tutto ciò che mancava nel disco precedente qui c’è. La trascinante title-track rimanda direttamente a 'Hangar 18', mentre non si può non apprezzare il lavoro su pezzi come 'Death From Within', 'Fatal Illusion', 'Poisonous Shadows' (dall’incedere sinistro e marziale), o la valida strumentale 'Conquer Or Die', che rimanda a vecchie glorie come 'Into The Lungs Of Hell'. Un successo dunque? Non proprio. 'Dystopia' non rivoluziona nulla, ma perlomeno si mette in pari con album di buona risma come i già citati 'United Abominations' e 'Endgame'. Sembra quasi che Dave Mustaine abbia voluto fare retromarcia in modo poco sincero (ma ci siamo abituati), confezionando un prodotto sì valido, ma forse poco genuino ed ispirato solo in parte. A conti fatti, preferisco però una mezza bugia come 'Dystopia' che l’amara verità di 'Super Collider': va bene così.
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