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MASTERCASTLE: Wine Of Heaven

data

31/05/2017
79


Genere: Symphonic Metal
Etichetta: Scarlet Records
Distro: Audioglobe
Anno: 2017

Sesto album in nove anni per la band ligure, non poco per quello che era configurato essenzialmente come uno dei progetti collaterali di un artista a tutto tondo come Pier Gonnella (lo ricordiamo principalmente come chitarrista dei death metallers Necrodeath) che conferma più o meno i livelli toccati con il precedente 'Enfer'. Nel corso degli anni si è assistito ad un continuo processo evolutivo che partendo da un metal dalle tipiche caratteristiche neoclassico/sinfoniche (prerogative comunque appartenenti anche nel lavoro in esame) sono stati introdotti altri elementi che hanno arricchito di sfumature il loro sound senza comunque snaturasi. Le tastiere quasi anni '80 e l'elettronica (usata comunque con circospezione) giocano un ruolo abbastanza importante in "Drink Of Me" resa nevrotica da un riff compresso, tastiere che arricchiscono di atmosfera i brani dando una vena piuttosto malinconica in "Space Of Variations", qui la singer Giorgia si segnala per la sua performance ricca di profondità così come nella ballad "Black Three's Heart" impregnata di squisita tenerezza. Il suono delle chitarre (in alcune circostanze viene utilizzata un'accordatura ribassata) impatta in maniera assai diretta amalgamandosi molto bene con quello delle tastiere mantenendo un flusso emozionale pressochè costante, con tocchi di sublime pomposità nell'eccellente "Enlightment" dove è ancora una volta il cantato di Giorgia la ciliegina sulla torta. Non dimentichiamoci comunque che i Mastercastle rimangono pur sempre una band metal e non si tirano certo indietro quando viene chiesto di alzare i ritmi, a questo ci pensano "Hot As Blood", molto energica e passionale come il titolo lascia trasparire e la title track, più rocciosa nella struttura. Non ci appare appropriata la scelta di inserire due cover in una scaletta composta da soli nove brani: "Making Love" del vichingo Malmsteen risulta troppo fedele all'originale e non riesce a inserirsi in un contesto generale più introspettivo, discorso opposto per "Castle In The Sky", rilettura in chiave symphonic/prog metal del brano del compositore nipponico Joe Hisaishi dove viene messo in più ampio risalto l'aspetto tecnico della band, Pier Gonnella può finalmente sfoggiare con minori restrizioni il suo talento. I Mastercastle riescono ancora una volta a dimostrare tutte le proprie qualità presentando un lavoro dalle ampie vedute con un veste attualizzata ma dall'architettura tutto sommato legata al passato, mentre il cantato melodico della bravissima Giorgia che si conferma come elemento imprescindibile riesce ancora una volta a fare la differenza.

 

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