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MARKUS GROSSKOP'S BASSINVADERS: HELLBASSBEATERS

data

12/01/2008
70


Genere: Heavy Metal
Etichetta: Frontiers Records
Anno: 2008

'Hellbassbeaters' è un disco rivoluzionario. Non ho detto né che farà successo, né che venderà milioni di copie, né tanto meno che farà la gioia di tutti i metal fan. Ho detto semplicemente che il presente dischetto è la rivoluzione copernicana dell’heavy metal: quanti fino ad oggi sostenevano che la chitarra elettrica fosse l’elemento imprescindibile di ogni metal act, ora dovranno quanto meno fermarsi a riflettere… e me li immagino mentre con la faccia stupita e lo sguardo interrogativo si rigireranno tra le mani questo dischetto. Anche perché io sono tra questi. Come dice il monicker, i Markus Grosskopf’s Bassinvaders sono la realizzazione di un progetto ideato e confezionato proprio dal bassista membro fondatore degli Helloween, un lavoro che probabilmente farà venire le convulsioni alla salma di Jimi Hendrix. Non c’è traccia di chitarra in ‘Hellbassbeaters’: ritmiche e assoli sono oggetto del monopolio architettato da Markuss Grosskopf, una tirannia salita al potere con bassisti/cospiratori d’eccezione, tra i quali figurano anche Tom Angelripper (Sodom), Schmier (Destruction), e anche guest come DD Verni (Overkill), Dirk Schlachter (Gamma Ray), Billy Sheenan (Mr. Big), Joey Vera (Armored Saint, Anthrax) e tanti tanti altri. Uno squadrone da paura. Passato lo sbigottimento iniziale ci rendiamo conto che la proposta racchiusa in queste tracce assume la forma di un metal dalle diverse sfumature, che non disdegna il power (“Boiling Blood”), ma nemmeno sonorità più aggressive (“Dead From The Eyes Down”), concedendosi anche un momento meno impetuoso con “Romance In Black”, una semi ballad dal refrain orecchiabile ma in verità non troppo ispirato. Meritano una citazione anche “Empty Memories” e il classicone riesumato “Eagle Fly Free”, che perde ovviamente il confronto con la versione originale (la differenza è data da 2 chitarre e un Kiske), ma convince in ogni caso con la sua sfrontatezza. Sicuramente un lavoro unico nel suo genere, un “esperimento” divertente destinato a fare la felicità di tutti i bass player, ma che non potrà certo ambire al titolo di miglior disco del 2008.

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