LYNYRD SKYNYRD: GOD & GUNS
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22/10/2009Il decesso di diversi membri della formazione nel corso del tempo ha assunto connotati a dir poco assurdi. Un'esistenza tormentata, dolorosa che credo non abbia pari se si vanno a sfogliare le pagine della storia del rock. Ma nonostante tutto i Lynyrd sono ancora qua, indomiti, assetati di quella linfa che solo la distorsione di una sei corde riesce a produrre. Così arriva "God & Guns" alla soglia dei 40 anni di storia sul groppone. Un peso storico-artistico che potrebbe schiacciare in un solo secondo chiunque, invece ci ritroviamo una band - capitanata da Johnny Van Zant, fratello minore di Ronnie - che non ne vuol sapere di farsi da parte, di campare sugli allori, di soccombere all'incedere tragico che da sempre contrassegna la sua carriera. Ed ecco un nuovo lavoro che a tratti mozza il fiato, che a lungo ti scalda il sangue nelle vene, che guarda qualche centimetro oltre il classico sound southern e sfuma anche in territori più strettamente hard, più squisitamente melodici. Tranne un paio di cadute di tono - "Southern Ways" è manifestamente simile al loro classico "Sweet Home Alabama", mentre la ballad "That Ain’t My America" ricorda incredibilmente "Remember You" degli Skid Row sia nel giro armonico, sia nelle linee vocali - il disco è un concentrato di seduzione e passione, di rock, blues e di melodie che faranno facilmente presa su chiunque avrà la fortuna ed il merito di avvicinarsi ad esso. A renderlo appetibile, oltre alla qualità media dei brani, ci sono anche la prestazione di Johnny con la sua ugola distillata a sudore e whisky, la partecipazione di ospiti quali Rob Zombi e John 5, ed un lavoro prestigioso dietro le pelli di Michael Cartellone - i più attenti lo ricorderanno sicuramente come drummer dei Damn Yankees, John Wetton e diversi altri. Un disco a tutto tondo, insomma, che oltre a tenere alto il nome del gruppo riesce anche a dire la sua autonomamente tanto che se fosse un gruppo all'esordio grideremmo al miracolo: si pronuncerà pure 'leh-'nérd 'skin-'nérd, ma si legge leggenda.
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