LYNCH MOB: Babylon
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14/10/2023A cinque anni di distanza dal discreto ‘The Brotherwood’ l’infaticabile guitar hero George Lynch torna con la creatura più esclusiva appartenente alla propria istrionica e nutrita discografia: i Lynch Mob; nuovamente orfani del proprio cantante originario Oni Logan, assistiamo al lavoro primo di Gabriel Colon, dal timbro rimembrante Tommi Tuple Salamela, portoricano approdato qui dopo un’esperienza di gavetta in band quali Culprit, White Wizzard. Illecito aspettarsi un lavoro straordinario, non avrebbe alcun senso razionale da un’artista che ha compiuto 69 anni lo scorso mese e che a merito è universalmente considerato come uno dei più talentuosi e prolifici di sempre; nulla da dimostrare se non confermare le sue qualità di axeman, il suo amore per la ricerca di groove dalla produzione moderna germogliato alle radici dalle influenze blues che lui stesso nel corso delle esperienze ha rivisitato con sound diversi, tendenti al rock (The End Machine, KXM), al Class (Dokken), al Metal (Sweet/Lynch). Inequivocabilmente riconoscibile dai suoi riff, sporchi, adrenalinici e assoluti protagonisti o co protagonisti con la sezione ritmica aggressiva e virtuosa (oggi in mano a Jimmi Danda e al neo arrivato Jaron Gulino al basso, Heaven’s Edge) all’interno della consueta struttura pentagrammatica. Come da pronostici un lavoro che naviga in una zona di conforto, piacevole, valorizzata da una produzione asciutta e in linea con il sound proprio di Lynch, un po’ Dokken, un po’ Queensryche, mischiati in un frullato alternative. I brani piu convincenti rimangono quelli dall’attitudine aggressiva (“I’m Ready”, “Fire Master”, il cui giro di note riporta alla mente un famoso pezzo degli Aerosmith), il funky di “Caught Up”, o ancora la nervosa “How You Fall”. Il palmares alle atmosfere polverose, immerse in un deserto di solitari ricordi e whiskey di “Million Miles Away”. A fine mese uscirà il nuovo “atteso” (uhm, su questo aggettivo le virgolette sono d’obbligo) disco a nome Dokken. Se per costanza e attitudine George vince a mani basse, in termine di qualità chi la spunterà a questo giro…
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