LIQUID TENSION EXPERIMENT: 3
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14/05/2021A distanza di ben ventidue anni dall'uscita del secondo album, ritornano i Liquid Tension Experiment con un nuovo full-length. Il progetto aveva perso in un certo senso un po' di significato una volta che si era deciso che Jordan Rudess dovesse entrare nei Dream Theater, perchè a quel punto i tre quarti dei Liquid Tension Experiment erano pure membri della band americana. Un po' diverso, il discorso, dopo che invece Mike Portnoy era stato estromesso dai Dream Theater: superato il primo periodo e assodato il suo riavvicinamento a Petrucci, si era parlato varie volte di tornare a suonare insieme per questo progetto, ma la cosa non si era potuta concretizzare perchè risultava difficile conciliare i periodi in cui ciascuno era in tour con le rispettive band. In assenza di concerti a causa della pandemia, John Petrucci, Mike Portnoy, Jordan Rudess e Tony Levin, sono riusciti finalmente a trovare uno spazio libero, ritornando a suonare insieme. Dal punto di vista del feeling e dello stile, nonostante sia passato tanto tempo, non sembra essere cambiato granchè: l'unico aspetto da evidenziare è che, in occasione del secondo album, la presenza di Petrucci era stata alquanto altalenante, dato che aveva dovuto abbandonare lo studio di registrazione per alcuni giorni, a causa della nascita della figlia Kiara. Molti brani erano stati perciò concepiti e assemblati principalmente dagli altri tre, ma con così tanto materiale che poi addirittura verrà pubblicato in seguito un successivo album come Liquid Trio Experiment, a testimonianza proprio di quelle sessioni. In questo nuovo lavoro, invece, Petrucci torna più che mai protagonista, deliziando con la sua chitarra e incantando con una serie di assoli non solo pregevoli dal punto di vista tecnico ma davvero in grado di emozionare, come lui è particolarmente bravo a fare. La caratteristica dei Liquid Tension Experiment è poi un po' quella di offrire, accanto a qualche pezzo più strutturato, anche delle vere e proprie jam session. Con riguardo alla prima categoria, si mettono senz'altro in evidenza le splendide "The Passage Of Time" (la prima traccia ad essere stata composta per il disco), "Hypersonic" e "Key To The Imagination", nel quale la band propone un prog metal ai massimi livelli, con passaggi che sembrano in parte richiamare i precedenti lavori dei Liquid Tension Experiment, ma in qualche misura anche i Dream Theater del periodo immediatamente successivo (diciamo quindi tra "Six Degrees Of Inner Turbulence" e "Octavarium"). "Beating The Odds" è un pezzo molto vivace e allegro, seguito da un breve brano jazzato come "Liquid Evolution". Molto bella poi la rivisitazione della celebre "Rhapsody In Blue" di George Gerswhin, già eseguita dal vivo in passato dalla band, ma che non era stata ancora incisa in studio. Completano la tracklist due duetti: "Shades Of Hope" vede all'opera Petrucci accompagnato dal piano di Rudess per un pezzo molto delicato e melodico; "Chris & Kevin's Amazing Odyssey", nel quale suonano Levin e Portnoy, è sicuramente il pezzo più particolare del disco, al di là del fatto che il titolo richiama apertamente sia la "Chris And Kevin's Excellent Adventure" del primo disco che la "Chris & Kevin Bogus Journey" del Liquid Trio Experiment. In conclusione, quando questi quattro musicisti si ritrovano insieme, si può stare certi che ne uscirà qualcosa di notevole e fa senz'altro piacere constatare che, nonostante siano passati così tanti anni e nel frattempo siano cambiate anche tante cose a livello personale per loro, a livello musicale siano rimasti così tanto sintonizzati, da poter realizzare ancora una volta un bel disco come questo.
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