LENTO: Anxiety Despair Languish
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01/06/2013I Lento sono una fulgida realtà italiana in campo post metal rigorosamente strumentale (dove post metal è un termine omnicomprensivo che abbraccia postcore, black, ambient, math, metal, noise etc), che ha nelle proprie corde l'abilità di mutare pelle ad ogni lavoro con una nonchalance aliena. La loro capacità di reinventarsi ad ogni uscità è semplicemente geniale, dall'ambient postcore di 'Earthen' agli accenni industrial techno death di 'Icon', fino alla virata black/experimental/math metal del lavoro in questione. "Years Later" e "Inwards Discolsure" grondano esoterismo, "A necessary Leap" è un postcore/noise che tracima la rabbia di un treno lanciato a folle velocità, marchiato da un riff pacchiano che spezza in due il fluire della corsa. Masticano e metabolizzano i prodromi di altri generi musicali quali il post black di "Anxiety, Despair and Languish" (punta di diamante del disco, tracima una glacialità ferale tale da rendere caldo un bisturi da obitorio), ridefinendone i confini con una protervia che lascia allibiti. "Blind Idiot God" trasforma in note una potenziale lite tra uomo e donna; "Death Must Be The Place" possiede la ruffianeria di un riff da stadio commistionato al più iconoclasta math-core mentre migra verso placide lande lounge; non c'è un momento di stasi, o di ridondanza, anche se i romani hanno la bontà di far riposare le orecchie con un capolavoro chill out, "Blackness", che farebbe la sua porca figura nelle migliori compilation del genere. Fratture, scomposizioni, ricomposizioni flussi magmatici, sperimentazioni psichedelico-esoteriche come in "Underbelly", e spasmi siderali in "Inwards Disclosure". Il parossismo di questo lavoro risiede in due punti:
- nel suo essere ostico, un tour de force, una sfida con se stessi nel cercare di assimilare strutture non lineari, contorte, spezzate, intervallate da passaggi di lungo respiro;
- nella differenza abissale che risiede nella produzione delle tracce.
Fondamentalmente la band ha sempre prediletto il suono sporco e su questa falsariga prosegue, ma ci sono dei brani che sembrano essere stati registrati in Norvegia ("Anxiety, Despair and Languish), ed altri invece nel peggior scantinato del Burkina Faso ("Blackness", "Unyielding/Unwavering"), per la sporcizia del suono. L'abbondanza di idee e di riff è tale che qualsiasi altra band avrebbe prodotto almeno due dischi.
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