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LABYRINTH: Welcome To The Absurd Circus

data

22/01/2021
86


Genere: Power Metal
Etichetta: Frontiers Records
Distro:
Anno: 2021

Il nono sigillo discografico della band ligure-toscana rende più che mai onore al movimento metal tricolore, un ritorno quantomai gradito a distanza di quattro anni dall'ottimo 'Architecture Of A God' che segnò il ritorno all'ovile del chitarrista Andrea Carlo Magnani, in arte Olaf Thorsen. Una prova di assoluta grandezza quella dei Labyrinth, al di sopra di ogni più rosea aspettativa, una band capace di prendere il meglio sia dal power, sia dal progressive metal rielaborando il tutto con una notevole personalità. La partenza è arrembante, "The Absurd Circus" si presenta oscura, ma decisamente dinamica e ci pensa Tiranti a stemperare con le sue melodie vocali il clima creatosi, mentre la successiva "Live Today", pur mantenendosi speedy, ci fa percepire la classe del duo Thorsen/Cantarelli affiancato dall'impeccabile lavoro del tastierista Oleg Smirnoff, che non esita a giocare con l'elettronica in "As Long As It Lasts", dal taglio moderno senza snaturare in minima misura il trademark della band. Stupenda "Den Of Snakes", dall'incipit smaccatamente maideniano, decisamente più melodica rispetto ai precedenti pezzi ed esaltata dalla produzione cristallina di Mularoni, un mago per questo tipo di lavori. In "The Unexpected" i ragazzi tornano a fare la voce grossa, notevole l'apporto di Mattia Peruzzi che dimostra di essersi inserito in pieno nel tessuto connettivo del combo. I Labyrinth dimostrano anche di essere dei maestri nel rielaborare cover, specie di esponenti del synth pop: stavolta tocca alla celeberrima "Dancing With Tears In My Eyes" degli Ultravox ad essere rielaborata in modo magistrale con Rob Tiranti impeccabile anche per la versatilità vocale. Eccellente risulta anche "Sleepwalker" con le tastiere di Oleg come sempre in gran spolvero senza cedere mai di un millimetro dal punto di vista del ritmo e con un approccio decisamente immediato; "A Reason To Survive" è l'unica vera slow song della lista, realizzata coi controfiocchi e magnificata da un passaggio di hammond davvero struggente, per poi svilupparsi con suadente dolcezza. Sinceramente una delle meglio ballad degli ultimi anni. La conclusiva "Finally Free" è una mazzolata in cui il power metal del riffing va poi a sfociare in un break strumentale di pregevolissima fattura, mentre Rob mostra con scioltezza tutte le qualità che madre natura gli ha donato. In conclusione, 'Welcome To The Absurd' rappresenta un preziosissimo gioiello capace di mettere in discussione le gerarchie in ambito metal nazionale sulla falsariga di quanto è avvenuto con 'Return To Heaven Denied' ben ventitre anni fa che proiettò i Labyrinth in uno status di livello internazionale.

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