KOSM: Cosmonaut
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29/01/2019Cosmonaut è viaggio tra universi e mondi, ispirato a HP Lovecrfat, primogenito dei canadesi Kosm. La band si presenta già come solida realtà, sia dal punto di vista tecnico che della produzione. Considerando che sia un lavoro autoprodotto è ancor più intrigante vedere a quali livelli questi artisti si siano spinti. Il sound è un progressive metal assai robusto, capace di mostrare livree di sperimentazione in stile Mastodon, A perfect Circle e Tool. Paragoni scomodi, di fronte ai quali la band non sfigura, restando ovviamente meno sognatrice e folle dei suddetti, ma sempre attenta ad un’ispirazione personale e mai banale. Ottima la prova vocale di Jessie Grace, eco femminile che spunta qua e là e che rammenta un pizzico di malinconia gothic. Siamo sempre comunque nell’ambito del progressive metal, ma è chiaro come vi siano anche altri lidi visitati tra le mete attitudinali preferite dei musicisti. Il full-length mostra di sé molte facce, proponendo interessanti variazioni dal tema principale e in più punti mostrando di sé lati inaspettati. Violenza e melodia convivono, unitamente ad una sofisticatezza che non casca in scolastici fraseggi. Nessun amor proprio, solo tanta voglia di esprimere emozioni e rabbia. Il tempo ci dirà se sapranno crescere ulteriormente, perché vi sono dei pezzi talvolta statici e in cui la voce femminile risalta eccessivamente, coprendo il lavoro strumentale di sottofondo. Inezie, sia chiaro, perchè i Kosm spiccano per capacità e voglia di essere sino in fondo se stessi, senza diventare clone di alcuna realtà. Avanti così, complimenti.
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